I versi strappati alle fiamme
Alla Pelanda, per Romaeuropa, ecco Les adieux! di Lisa Ferlazzo Natoli e del percussionista Gianluca Ruggeri. Si tratta di un tipo di spettacolo insolito sulle nostre scene. Di recente ne avevamo avuto un esempio con Enoch Arden di Tennyson, interpretato da Vanessa Gravina. Les adieux! e Enoch Arden sono melologhi: una voce accompagnata (ma sarebbe meglio dire integrata) da musica. Qui le voci, che si alternano, sono tre: oltre quella di Lisa, ci sono Fortunato Leccese e Emiliano Masala. Recitano testi poetici (ma c’è anche un brano del Dottor Zivago di Pasternak) dei poeti russi della Rivoluzione d’ottobre. Con l’insieme d’orchestra li vediamo tra gli spazi lasciati da cinque stendardi: appaiono come fossero di profilo, e scompaiono quando si ritirano le luci. Sugli stendardi vengono proiettate immagini, anch’esse - come le parole (vedi il sottotitolo) - salvate dalle fiamme. Sono immagini di vario tipo: cinematografiche, pittoriche, provenienti dal design di quegli anni. Siamo in pieno costruttivismo e suprematismo. Ma nelle voci e appunto nelle parole siamo in pieno futurismo. Ne scaturisce un raffinato lavoro d’intarsio, perché stratificato su più piani, ben diverso dal monologo che Carmelo Bene dedicò allo stesso tema nel 1980. Risuonano versi meravigliosi, che oggi sembrano dimenticati: versi di Blok, di Esenin, di Majakovskij, di Pasternak; e dei loro avi, da quelli del Canto di Igor a Puskin. Scriveva Pasternak nel 1959: «Anima mia che trepidi/per quelli che mi attorniano,/sei diventata il loculo/dei martoriati vivi».