Corriere della Sera (Roma)

VI RACCONTO L’EUR E LA SUA MAGIA

Una scrittrice racconta la sua Roma La cronaca continua a offrire immagini negative ma qui c’è magia

- Di Chiara Bottini

Una scrittrice in giro per l’Eur, tra aneddotica e vita vissuta. Recentemen­te finito più volte nelle pagine di cronaca nera, il quartiere a sud della Capitale voluto da Benito Mussolini per celebrare la (mai avvenuta) Esposizion­e Universale resta invece un’isola di possibilit­à e magia. Il racconto della vita quotidiana, i bar, le case in vendita, le lamentele dei residenti.

«Stai all’Eur? Allora non vivi a Roma». Chi abita in questo maestoso e pallido quartiere se lo sente ripetere spesso dal romano duro e puro.

Mirabile esempio delle ciambelle che non riescono col buco (L’Esposizion­e universale prevista per il 1942 non è mai stata realizzata), si raggruma nell’immaginari­o collettivo come un’appendice posticcia forzatamen­te attaccata alla Città eterna, incapace di entrare in armonia con le tinte calde e accoglient­i del centro e con le aspettativ­e di chi ritrova la romanità nel tavolino che traballa sui sampietrin­i, più che nei tentativi – a volte maldestri – di emancipars­i da una condizione di arretratez­za, edificando nuvole tra palazzoni sventrati.

Percorro un viale Europa arzillo e rumoroso, mi fermo per un caffè in un bar-gioielleri­a: quattro euro e cinquanta (ma perché costa tanto? Non siamo in periferia?). La cameriera mi sorride: «Non lo sa che questa è la seconda via del Corso?» Devo aver avuto un’amnesia.

Effettivam­ente, lo struscio del sabato mattina restituisc­e avambracci ornati di borse firmate e hipster con guinzagli tripartiti a tenere petulanti cagnetti di micro taglia.

Un tiro di sigaretta e uno sguardo intorno, accanto a me, coppia di ultrasessa­ntenni, lui cappello con visiera verde militare e guanti di pelle, lei scarpe da barca e taglio sbarazzino, disquisisc­e del «piacere di un lavoro fatto bene» riferendos­i a un uomo di colore che spazza la strada in cambio di qualche spiccio o una fetta di torta.

Conto una decina di «vendesi appartamen­to» disseminat­i tra cancelli e pali della luce. La gente scappa? E da cosa, esattament­e?

«Ci sono i ladri». E dove non ci sono? C’è un albo dei ladri che certifica maggiore densità in questa zona?

«Di notte è rischioso». Invece a San Lorenzo cammini sereno.

«I ristoranti storici hanno chiuso a causa dei costi». O perché si mangiava da schifo?

«Le aree isolate favoriscon­o la criminalit­à» ma, magari, una coppietta riesce pure a limonare un po’.

È tutto un «non è più come prima, signora mia», ma nessuno sa spiegare con cognizione di causa in che modo questo sia un indicatore peggiore di «è sempre uguale a se stesso».

Madre con prole mi fa notare come il degrado risulti evidente dalla dimensione delle carpe presenti nel lago, le quali «ormai hanno raggiunto un aspetto mostruoso».

In preda al panico, rifletto sull’urgenza di apporre cartelli «attenti alla carpa» nei viali dei ciliegi, poi, fortunatam­ente, mi accorgo che entusiasti gruppi di bambini coraggiosi prendono lezioni di canoa senza particolar­i turbamenti.

La fascia d’età venticinqu­equaranta, in genere, si manifesta per l’ora dell’aperitivo, riversando­si nei baretti affacciati sul verde, sigaretta elettronic­a al collo, pantaloni risvoltati, perfino qualche cravatta.

Lo stile di vita a minor tasso di infradito e panini avvolti nella stagnola è nell’aria: i locali non cavalcano la solita tigre della grande tradizione capitolina, rimarcando la «ere» a garanzia di genuinità. Qui non trovi tanto la trattoria della Sora Qualcosa, semmai qualche bistrot, pub o club dal nome esotico-contempora­neo.

Squadrato, massiccio e proiettato verso il mare, coi suoi continui cambi di pelle e di ritmo, l’Eur è l’Arturo Brachetti dei quartieri: assediato dall’energia della Roma-che-lavora durante la settimana e benedetto dal liberatori­o deserto d i p a r c h e g g i v u ot i n e l weekend, faccia pulita e sportiva a bordo laghetto di giorno, chiappa sventolata a bordo marciapied­e di notte.

Tu resti immobile, lui ti cambia intorno.

Nonostante la cronaca continui a offrire conferme di incuria e pericolosi­tà, c’è qualcosa di magico in questo posto che chi, come me, viene da una piccola provincia claustrofo­bica, forse, riesce ad apprezzare meglio del romano de Roma.

Più che un incompiuto, l’Eur è un infinito: un’area metropolit­ana che non ti fa sentire in trappola, ma offre una piacevole sensazione di «work in progress» e di possibilit­à, come se fosse ancora da inventare, rivisitare, rimescolar­e.

E se le ville possono permetters­ele solo le aziende, anziché i privati, non so farmene un cruccio. Le attività commercial­i si sprecano, i parchi non sono abbandonat­i, il mercatino domenicale brulica di visitatori, la ruota panoramica del Luneur è tornata a ipnotizzar­e chi la osserva, la basilica dei santi Pietro e Paolo scandisce le ore.

È una vita viva senza ressa,

È tutto un «non è più come prima», ma nessuno sa spiegare in che modo In fuga Sono molti i cartelli di «vendesi»: i residenti lamentano costi alti, furti e criminalit­à Lo struscio I negozi sono tanti, il mercatino domenicale è affollato, i parchi non sono abbandonat­i

una quotidiani­tà non turistica, seppur immersi nella grandezza e nella storia, è una Roma che sa apprezzare lo spazio vitale, che vuole spalancare le finestre di casa senza finire a rimirare il gabinetto del dirimpetta­io e che si sottrae senza grosso sacrificio al carnaio costante stile Campo de’ Fiori, scoprendos­i meno albertosor­diana, ma comunque Capitale.

 ??  ?? Il palazzo della Civiltà italiana, noto anche come «Colosseo quadrato» a causa della sua pianta e dei 54 archi che si aprono su ogni facciata, fu realizzato per l’Esposizion­e universale del 1942 che però non si tenne. Oggi è in affitto fino al 2028 a Fendi
Il palazzo della Civiltà italiana, noto anche come «Colosseo quadrato» a causa della sua pianta e dei 54 archi che si aprono su ogni facciata, fu realizzato per l’Esposizion­e universale del 1942 che però non si tenne. Oggi è in affitto fino al 2028 a Fendi
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 ??  ?? L’ultimo libro di Chiara Bottini
L’ultimo libro di Chiara Bottini

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