Atac, arrivano 800 bus avranno solo due porte
«Modello Londra» Il 10 novembre sciopero
Ottocento nuovi bus «modello Londra», a due porte: da quella davanti si sale e si timbra il biglietto, da quella posteriore si scende. Nel piano industriale è contenuta la nuova forma e la cadenza dei nuovi mezzi Atac: 60 in arrivo entro il 2018, altri 120 entro il 2019 e a salire fino agli 800 nuovi eco-bus entro il 2021. Tutti con due anziché tre porte come strategia (insieme a più controlli e, sulla metro, ticket da timbrare all’uscita) contro la dilagante evasione tariffaria.
Di questo e della produttività si è parlato ieri nel summit tra Atac e sindacati, che hanno lanciato per il 10 novembre uno sciopero «anticoncordato» di 24 ore.
Nuovi bus «modello Londra» a due porte, timbratura anche all’uscita della metro e più controlli da parte della task force di verificatori nelle ore di «morbida», ovvero lontano dalle ore di punta. Dal piano industriale Atac - la cui bozza è dal 27 ottobre in tribunale - emergono i dettagli sulla politica di lotta all’evasione. Gli ultimi dati raccontano di un fenomeno dilagante: un passeggero su 4 non timbra il biglietto e, così, anche le vendite dei titoli di viaggio sprofondano. Se per il breve termine il piano industriale prevede nuovi e più intensi controlli sui mezzi negli orari di media fruizione e anche più biglietterie automatiche nelle piazze della città e ai capolinea, per il lungo periodo si progetta il restyling funzionale della flotta: entro il 2018 saranno ordinati 60 nuovi eco-bus, altri 120 entro il 2019 e così a salire fino alle 800 unità previste dal piano industriale entro il 2021. E il filo rosso che unisce tutti gli ordinativi resi plausibili dal mix tra fondi regionali e stanziamenti del tavolo Calenda-Raggi, è la linea dei nuovi bus: saranno a due porte, da quella davanti si sale e si paga il biglietto, da quella posteriore si scende dopo aver timbrato, of
course. Di lotta all’evasione e produttività si è parlato ieri nell’incontro tra vertici Atac - c’era il presidente Paolo Simioni - e sindacati. Aumento dell’orario di lavoro (fino a 39 ore settimanali) e riorganizzazione del personale (i «fuoriposizione» rientreranno nel ruolo d’origine) sono stati i temi più dibattuti: «Loro chiedono un mutuo, ma poi sono i lavoratori a pagare», il commento a caldo di Claudio De Francesco (Faisa-Confail) con, in allegato, l’annuncio di uno sciopero «anti-concordato» per venerdì 10 novembre (24 ore: 8,30-17 e dalle 20 in poi, insieme alle sigle Orsa Tpl e Usb). Ma è soprattutto il piano di riorganizzazione interno a generare le perplessità più forti dei sindacati: «Si è ventilata la possibilità che il lavoratore, nonostante il turno a 39 ore, nel giorno di recupero venga impiegato come verificatore - ancora De Francesco -. In più ci dicono che per le eventuali eccedenze, se non ci saranno posti per ricollocare il lavoratore, saranno usati gli strumenti per cessare il rapporto». In pratica, licenziati.