Fabiani: «L’innovazione fa volare i fatturati»
L’assessore regionale: decisivo il piano «Industria 4.0»
«Dati precisi non ce ne sono, ma dire che negli ultimi tre anni le imprese del Lazio hanno complessivamente aumentato i loro fatturati di alcuni miliardi di euro è sotto gli occhi di tutti». Guido Fabiani, assessore attività produttive della Regione, fotografa così il momento molto positivo dell’economia locale certificato dall’Istat.
Come spiega il boom del Lazio rispetto al resto d’Italia?
«Siamo di fronte a una inversione di tendenza rispetto alla crisi iniziata nel 2008. Negli ultimi tre anni la ripresa c’è e si vede: anche grazie a un forte processo di innovazione, che non riguarda ancora l’intero sistema produttivo. C’è bisogno di una serie di aggiustamenti, sui quali noi dobbiamo impegnarci». A che cosa si riferisce? «Penso al sistema della ricerca e innovazione che deve dialogare con le imprese soprattutto nel trasferimento delle nuove tecnologie creando interazioni con il Piano industria 4.0 voluto dal ministro Carlo Calenda. Questo processo deve essere rafforzato: è molto evidente su aerospazio e farmaceutico, va stimolato su agroalimentare e design. Di certo sta aumentando la competitività del nostro sistema produttivo sui mercati internazionali, anche grazie agli interventi che abbiamo fatto pure sul credito».
A che cosa è dovuto il successo nell’export?
«Abbiamo lavorato molto sulla internazionalizzazione delle nostre imprese. Nel 2013 il bilancio regionale era zero! Noi abbiamo investito 51 milioni in 4 anni».
Concretamente, sulla internazionalizzazione che cosa avete fatto?
«Con la collaborazione delle ambasciate abbiamo facilitato la presenza di 2.700 imprese del Lazio nelle fiere e nelle mostre più importanti al mondo: dagli Usa (farmaceutico) al Vietnam (ambiente), dal Canada (agroalimentare) alla Germania ( cinema), dalla Francia (aerospazio) al Brasile (audiovisivo)».
Avete quantificato il volume di affari che la vostra promozione ha innescato?
«Non ancora, ma il business che abbiamo messo in moto è dicerto molto significativo: parliamo di miliardi di euro e c’è uno spazio enorme di crescita ulteriore: il Lazio deve puntare a crescere molto di più nelle esportazioni. E abbiamo sottoscritto importanti accordi interregionali». Con chi? «Con Taiwan,ad esempio, su aerospazio e design. Con il Canada, la Sassonia (uno dei 16 stati federali della Germania) e Tangin (regione della Cina, vicino Pechino) e stiamo per stipulare un altro accordo con Hanoi per il restauro dei beni culturali».
Come avete sostenute le start up?
«Abbiamo messo in campo 100 milioni di euro, di cui 20 a fondo perduto, per sostenere la fase di avvio e il resto per attrarre nel Lazio privati e fondi di investimento per sostenere le fase avanzate in un rapporto di 6 milioni della Regione e 4 dei privati ogni 10 investiti».
Ha ragione Unindustria a lamentare problemi legati alla burocrazia?
«Quando siamo arrivati la situazione era pesantissima: per questo abbiamo eliminato molti rami secchi e riorganizzato molti settori, ma c’è ancora da fare».
Come è possibile fare crescere ancora l’economica?
«Bisogna creare un ponte tra il sistema dell’innovazione e della ricerca e le imprese. In una visione globale ciber security, aerospazio, audiovisivo e videogiochi potrebbero essere la chiave per aprire ancora di più le porte del Lazio sull’economia mondiale».
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