Alberi caduti, il Campidoglio sotto inchiesta
La procura dispone verifiche a tutto campo per stabilire le responsabilità La municipale dovrà chiarire a chi spettasse tenere in sicurezza il verde
La continua caduta di alberi sulle strade e le ferrovie della Capitale diventa un fascicolo di inchiesta della procura che li mette assieme per cercare di dare un nome e cognome ai responsabili della mancata manutenzione, zona per zona. Chiamati in causa dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, che ha dato mandato alla municipale di raccogliere tutta la documentazione necessaria, sono il Campidoglio, municipi e le ditte private che hanno l’appalto per il verde pubblico. Solo nel 2017 sono già una quarantina gli alberi caduti, un centinaio quelli danneggiati da pioggia e vento. Ma le cause, ritengono gli inquirenti, non possono essere solo maltempo e causalità.
Gli alberi che si abbattono al suolo insieme alla pioggia o alle raffiche di vento non possono più ritenersi un’accidentale conseguenza del maltempo capitolino. Statistiche alla mano, ne è convinta la procura, che ha avviato verifiche approfondite sulle responsabilità della manutenzione del verde nelle diverse zone di Roma colpite e conta di dare presto un nome e un cognome a chi doveva assicurarsi della salute delle piante e invece ha messo a rischio l’incolumità di pedoni, automobilisti, scooteristi. Troppo spesso sfiorati o travolti, anche con conseguenze fatali, da tronchi e grossi rami piombati dall’alto.
L’ultimo caso, due settimane fa in piazza delle Cinque Giornate, ha dato la dimensione fisica di un rischio che per sua natura non permette difese: un pino di una ventina di metri (e cinque circa di diametro) che ha schiacciato un taxi e per pochi centimetri non è costato la vita agli ignari passeggeri e all’autista. Ecco che, oltre ai singoli episodi sui quali sono già aperti fascicoli in caso di feriti (a settembre, due automobilisti finiti in codice rosso sulla Cassia), il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia ha ora dato mandato alla polizia municipale di chiarire, documenti e contratti alla mano, a chi spettasse tenere in sicurezza gli alberi ed evidentemente non lo ha fatto. Un modello operativo già applicato con successo agli incidenti dovuti alle buche sull’asfalto.
Gli archivi del 2017 raccontano già di una quarantina di alberi caduti e un centinaio di episodi minori (grossi rami spezzati, o fusti pericolanti) tra lecci, pini, salici. Si tratta nella gran parte dii tronchi che risiedevano nella competenza di aree comunali o municipali, sulle quali bisognerà capire perché le potature non sono state effettuate, le radici non controllate (o anzi danneggiate da lavori stradali), i tronchi marci non verificati in modo puntuale. E la sensazione è che stavolta il refrain sui soldi finiti, il servizio giardini senza personale e le ruberie di Mafia capitale non basteranno a coprire eventuali mancanze di funzionari e dirigenti.
Episodi Quaranta i tronchi crollati, oltre cento i rami
Quanto alle aree affidate alla manutenzione di coop o ditte private, saranno i contratti a fare fede per capire come e quando si poteva intervenire e non lo si è fatto.
Nessuna zona è immune: Prati e Trionfale come Magliana e Tuscolana, linee ferroviarie e piste ciclabili, strade urbane e a scorrimento veloce. Le conseguenze sono danni materiali per decine di migliaia di euro, ritardi alla circolazione, costi di rimozione e di messa in sicurezza. Il Campidoglio stima in 82mila gli alberi a rischio. Il monitoraggio e in alcuni casi gli interventi d’urgenza sono già partiti. Anche la procura vuole vederci chiaro.