Ragazze stuprate, al setaccio i telefoni dei rom
Mentre Mario Seferovic e Maikon Bilomante Halilovic negano di aver stuprato le due studentesse 14enni il 10 maggio scorso al Collatino, la procura cerca nei loro telefoni le prove ulteriori della colpevolezza. Chat, contatti e celle agganciate dai loro smartphone (sequestrati) per collocare i due ventenni sulla scena del delitto, dove già li posizionano in modo puntale le deposizioni delle due vittime. Ieri era il giorno degli interrogatori di garanzia ed entrambi hanno scelto di non rispondere al gip Costantino De Robbio. I loro avvocati, Amalia Capalbo per Seferovic ed Emanuele Fierimonte per Halilovic, prendono così tempo per studiare meglio l’accusa e poi fare ricorso al Riesame. L’arresto, con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona, risale a venerdì scorso. Seferovic, fa sapere il suo legale, è certo di poter dimostrare che non era in quel campo abbandonato. L’unico testimone che ha visto aguzzini e vittime assieme è un passante senza nome, citato nel racconto di una delle ragazze: «Mi vide piangere (dopo lo stupro, ndr) e mi chiese se era tutto ok. Seferovic gli disse di farsi i fatti suoi». Intanto, i carabinieri della stazione Tor Sapienza hanno ricevuto la visita del comandante provinciale, Antonio De Vita, che si è complimentato con loro per l’arresto.