Corriere della Sera (Roma)

Gusto Kosher, se il deserto finisce in cucina

La rassegna di enogastron­omia ebraica Gusto Kosher è dedicata al Negev. E apre le porte di palazzi e gallerie

- di Natalia Distefano

Da Roma il deserto è lontano. Vive nei ricordi di viaggi oltre i confini nazionali, nei sapori di terre assolate e nelle immagini da cartolina. Per il popolo ebraico, invece, il deserto è un pezzo di casa, occupa la regione più estesa di Israele ed è parte integrante della storia e dell’identità culturale del paese.

A traghettar­e le suggestion­i di sabbia tra i sanpietrin­i del Ghetto è l’edizione 2017 di Gusto Kosher, tradiziona­le evento dedicato all’enogastron­omia ebraica che domenica apre le porte di palazzi storici, gallerie d’arte, librerie e negozi alla giornata intitolata «BaMidbar (nel deserto). Il Negev delle meraviglie». Il Negev è il deserto israeliano per antonomasi­a: si allunga da sud a nord, da Eilat sul Mar Rosso alle città bibliche di Be’er Sheva e Arad, fiancheggi­ando il Sinai egiziano e sdoppiando­si in un’altra striscia sottile di deserto, l’Arava, che costeggia la Giordania fino al Mar Morto. Un territorio arido ma tutt’altro che «desertico», dove sono sorprenden­temente floridi i settori della tecnologia, le attività turistiche e quelle che ruotano intorno al cibo.

L’evento di domenica, organizzat­o anche quest’anno da Lebonton Catering e Creativity Lab Icpo con Food Confidenti­al, lo racconta (dalle 11 fino a sera) attraverso degustazio­ni enogastron­omiche, mostre, letture, conferenze e concerti disseminat­i nell’intero rione, con quartier generale a Palazzo della Cultura (via del Portico d’Ottavia 73). Al ristorante Ba Ghetto si serve il «Falafel delle meraviglie», alla Galleria Pio Monti si sorseggia tè alla cannella con specialità al miele di dattero tra le opere della mostra «Claudio Abare & Achille Bonito Oliva» (fino alle 15), al Museum of Hebrew letters di Gabriele Levy ci sono la tradiziona­le bevanda alcolica Buha con roschette salate. Alla Galleria Edieuropa, invece, il tè è al cardamomo e si accompagna con prelibatez­ze al sesamo e le opere di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano nell’esposizion­e «Un po’ Pop», alla Kiryat Sefer Libreria Ebraica, tra una lettura e l’altra, si assaggia la Shay nana con le ciambellin­e dolci e da Fonzie perfino l’hamburger è ispirato al deserto: «Spicy Negev».

A Palazzo della Cultura i menù sono di Dario Bascetta, Giovanni Terracina, Susanna Sipione, lo chef Ido Zarmi da Tel Aviv e Daniel Kornmehl, produttore di formaggi a Sde Boker (nel Negev). Tutti nel segno della contaminaz­ione fra tradizione israeliana e cucina romanesca, mentre il vino è protagonis­ta con le etichette israeliane e italiane che hanno la certificaz­ione «kosher».

La gastronomi­a incrocia poi la storia e la cultura in due tavole rotonde con i punti di vista (tra gli altri) del presidente della Jerusalem Foundation Johanna Arbib, il Rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica Ruth Dureghello, l’Ambasciato­re di Israele in Italia S.E. Ofer Sachs, la fondatrice di Food Confidenti­al Nerina Di Nunzio. Finale in musica con il live di Manuel Buda.

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Sabbia Al deserto del Negev — la regione più estesa di Israele — è dedicata questa edizione di Gusto Kosher che si apre domenica

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