IL NOME C’È, MA SILVIO ANCORA NO
L’esponente di FdI in campo. Ma FI: «Non si vince con gli scarponi»
Come un esperto surfista che pazientemente attende «Il Momento», Sergio Pirozzi ha scelto di cavalcare l’onda potente della vittoria del centrodestra in Sicilia per annunciare la sua scesa in campo alle prossime elezioni regionali del Lazio. La dimostrazione che il candidato unitario di tre pur divisi partiti può comunque spuntarla su Pd e grillini era il segnale che il sindacosimbolo della riscossa postterremoto di Amatrice aspettava per dare ufficialità ad una decisione presa da tempo.
Classe 1965, ex calciatore, ex allenatore, una storia politica a destra, Pirozzi forte del sostegno di molti sindaci del Lazio - ha scelto di non aspettare l’incoronazione ufficiale da parte di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
Fortemente voluto da Matteo Salvini, appoggiato (con qualche mal di pancia di aspiranti candidati FdI) da Giorgia Meloni e sostanzialmente gradito anche ai centristi di Lorenzo Cesa, Pirozzi dovrà adesso convincere Silvio Berlusconi di essere il miglior candidato possibile per lo schieramento. Anche perché il leader di Forza Italia rivendica il diritto di decisione sul candidato governatore del Lazio, avendo «ceduto» già sulla scelta di Musumeci (vicino a FdI) in Sicilia e non volendo favorire Salvini in una Regione così importante, oltretutto «fuori-area» leghista. Da settimane Berlusconi sonda e analizza possibili candidati «di area» senza però aver trovato il nome in grado di contrastare seriamente l’ipotesi Pirozzi.
Esce allo scoperto Sergio Pirozzi, dopo mesi di smentite. Se non fosse che in Forza Italia non prendono bene la sua candidatura «unilaterale» alla guida del Lazio: «Stava diventando una telenovela — punge il senatore Francesco Giro — , ma non si governa solo con gli scarponi». Al pranzo con il leader Silvio Berlusconi, che ieri ha incontrato i coordinatori regionali, si è discusso anche di amministrative in vista del tavolo nazionale: non ancora fissato, ma in programma nelle prossime settimane.
Con tempismo da sportivo abituato a capitalizzare il risultato, il primo cittadino di Amatrice scende in campo a una settimana dal voto in Sicilia che ha premiato Nello Musumeci: espressione della coalizione di centrodestra sì, ma su spinta dell’asse Meloni-Salvini. Lo stesso che non ha mai fatto mistero di guardare a Pirozzi (alcuni sondaggi danno la sua lista civica tra il 15 e il 20%). Forte del sostegno popolare, il neo candidato rompe gli indugi. Coerente con l’immagine del sindaco in trincea, distillata nel libro La scossa dello scarpone.
Nella triangolazione FI-FdILega risuona il mantra dell’unità ma, fuori dal registro ufficiale, gli equilibri sono delicatissimi. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, non si dice contraria alla candidatura di Pirozzi. E lancia un messaggio agli alleati: il sindaco di Amatrice fa parte dell’assemblea nazionale del suo stesso partito ed è «un simbolo per gli abitanti delle zone terremotate». Il segretario della Lega, Matteo Salvini, si spende in lodi che sanno di
endorsement: «Capace e battagliero, uomo onesto e in gamba». E però, tra i forzisti cresce il malumore. Da Strasburgo, Giro parla di «fuga in avanti» e rivendica «il diritto assoluto di prelazione». Tradotto: dopo che in Sicilia si è imposto il favorito della destra, e in Lombardia è scontata la ricandidatura di Roberto Maroni, nel Lazio toccherebbe agli azzurri: «Negli ultimi dieci anni a Roma e nella Regione noi abbiamo espresso soltanto un nome, quello di Antonio Tajani». Nel rilanciare il «metodo Sicilia», ovvero la convergenza su una figura che metta tutti d’accordo, Giro tratteggia il profilo ideale del futuro presidente: «Una persona con consolidata esperienza amministrativa e accreditabile in Europa». Pirozzi non soddisfa questi requisiti? «Se corre da solo non supera il 7-8% e dovrà assumersi la responsabilità di aver favorito il centrosinistra». Frena anche Claudio Fazzone, coordinatore regionale di FI: «Se si vuole essere presidenti di una coalizione serve la candidatura di un partito, altrimenti noi che ci stiamo a fare?». Scintille tra Roberta Lombardi e Francesco Storace, additato dalla candidata M5S come «l’unico sponsor e fan di Pirozzi». La replica: «Evita chiacchiere, gli unici sponsor sono popolo e sindaci».