Corriere della Sera (Roma)

«Hai fatto bene, bravo Robe’!» Quartiere diviso sull’aggressore

Fermato l’esponente del clan che controlla la zona

- Di Valeria Costantini

Il quartiere di Nuova Ostia si divide nel commentare l’aggression­e di Roberto Spada, arrestato ieri, al giornalist­a di Rai2: nel rione lacerato, terra di contrasti, miserie e macerie, qualcuno applaude e difende il clan Spada. Altri sottovoce, lo condannano, ma hanno paura di parlare con i giornalist­i.

«Basta co sta sceneggiat­a, pare che state a cercà er super-latitante, ha fatto bene a daje la testata». Nuova Ostia non reagisce bene alle telecamere, a meno che non arrivino nella borgata per denunciare il degrado in cui affonda. È un rione lacerato, quello che da sempre è l’assoluto feudo del clan Spada. Pezzo di levante del mare di Roma, a ridosso del Porto e dei suoi yacht di lusso, terra di contrasti, di miserie e macerie, strade spaccate e marciapied­i invasi dai rifiuti. Una parte applaude e difende Roberto Spada, grida vergogna quando i carabinier­i arrivano ad arrestarlo. L’altra parte condanna l’aggression­e del «reuccio-boss» sottovoce, sussurrand­o, con la paura di essere indicati poi come quelli che parlano con i giornalist­i.

È la parte di città che chiede aiuto, che vuole liberarsi dal giogo della famiglia di origine sinti, da sempre residente in quel quadrilate­ro. «Qui sono i padroni e noi abbiamo paura a uscire di casa, perché spacciano e non si deve dar fastidio, portatevel­i via tutti e ridateci dignità», dice senza timore una signora anziana. Che racconta come per un mese i «sodali» del clan non hanno fatto passare il camion dell’Ama in una strada «per aumentare l’immondizia e fare scena per le elezioni», spiega sibillina.

Il piccolo impero del 42enne appassiona­to di pugilato (fratello di Carmine detto «Romoletto» condannato per mafia), è stretto in un marcio reticolo di viuzze, con vista su quella piazza dello spaccio intitolata a Lorenzo Gasparri, ammiraglio militare, eroe della seconda guerra mondiale. Case che si sbriciolan­o, fogne che allagano i garage, negozi occupati e trasformat­i in appartamen­ti: favelas del terzo millennio nella Capitale d’Italia e un piccolo, visibile triangolo

Palestra La Femus Boxe è priva del permesso della Asl

di potere.

In via Antonio Forni 71 c’è la palestra che Roberto Spada, con spavalderi­a, ha riaperto, quella da cui ha aggredito i giornalist­i della Rai: è la terza volta, le prime due chiuse per abusi e puntualmen­te ricomparse. Si gira l’angolo e c’è il Bar Music, anche quello roba del pugile. Ma qui le domande e i giornalist­i non sono graditi. «Ve ne dovete annà, non rompete er c…, Roberto era assediato che doveva fa, io l’avrei preso pure a calci, basta annatevene», esplode il barista quando gli si chiede della famosa testata.

Infine, via Vincon. Al civico 27 c’è lo sfoggio dell’egemonia del clan. Ogni casa degli Spada riflette la fenomenolo­gia tipica delle mafie: all’ingresso il simbolo di riconoscim­ento, le statue di leoni o altri animali in bella mostra. Roberto Spada ha scelto i cavalli, bianchi, che si ergono sul cancello. I nomi sui citofoni raccontano del legame noto con i cugini Di Silvio e Casamonica. Nessuno risponde al tentativo di contatto, ma basta quel suono a far sbucare la vedetta, un giovane rom pronto a cacciare chi disturba.

Quando su Ostia cala un muro di pioggia i carabinier­i vanno a prelevare il principe del quartiere. Era a casa con i sei figli, subito affidati ai parenti. La compagna Elisabetta non c’era, lei con cui condivide tutto, dalla

gestione della palestra a quella della prole: donna di piglio e sempre in prima linea a difendere il suo uomo, anche quando nel 2015 arrivò la polizia a sgomberarl­i dalla prima Femus Boxe, la loro altra creatura. «Diamo un luogo di aggregazio­ne per i bambini e i giovani del posto», un aiuto sociale secondo la loro visione. L’ultima palestra era ospitata – secondo le verifiche – in uno stabile della ex Armellini. Diversi passaggi di proprietà dopo risultereb­be finita a una ignota donna, Maria di Tommaso, sconosciut­a alle cronache: locali privati, commercial­i, cambi di destinazio­ne mai segnalati al X Municipio sciolto per mafia e guidato dalla commission­e prefettizi­a. Risulta però che invece già a febbraio 2017 polizia e Asl verificaro­no l’assenza di autorizzaz­ioni, attività aperta ma priva del parere igienico sanitario e del «certificat­o di Prevenzion­e Incendi necessario in quanto la struttura supera i 200 metri quadri di cubatura», dice il verbale. Questione amministra­tiva a cui però non è mai seguito il sequestro.

Le case dei sodali Le abitazioni riflettono le tipologie delle mafie: il simbolo, gli animali in bella mostra

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Follia Il fermo immagine della testata che Spada dà al giornalist­a
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Aggression­e Roberto Spada (a sinistra) e il giornalist­a Rai (di schiena)
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Il quartiere di Nuova Ostia e il candidato di CasaPound Marsella

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