Atac, 50 autisti aggrediti quest’anno
Dati choc sui pestaggi dei conducenti: negli ultimi casi manganellate e fratture. Sassaiole, è allarme
Due casi in due giorni. Un labbro rotto a manganellate, un naso spaccato a pugni. Sono già 50 gli autisti dei bus Atac e Tpl aggrediti quest’anno: uno a settimana. Conducenti picchiati perché cercano di difendere qualche passeggero preso di mira dai teppisti o perché tentano di separare gente che litiga a bordo e alle fermate. C’è anche chi rischia di essere colpito dai sassi lanciati dalla strada e che spesso, comunque, provocano danni ai mezzi. Per i sindacati la colpa è dell’azienda.
Due casi in due giorni. Un labbro rotto a manganellate, un naso spaccato a pugni. L’allarme violenza contro gli autisti dell’Atac e della Tpl sulle linee più periferiche che ritorna ciclicamente. Pestaggi, preceduti da minacce. Conducenti che intervengono per difendere passeggeri presi di mira dai teppisti, anche per separare gente che litiga alle fermate.
La cronaca è piena di episodi, alcuni gravi, altri meno. Mesi fa, a Fidene, qualcuno ha anche usato il parabrezza di un bus come un tiro a segno con il fucile. Una routine nella quale si inseriscono i circa cinquanta autisti picchiati dai bulli su linee che attraversano Roma. Dal Portuense a Ponte di Nona, a Ostia, Tor Bella Monaca, San Basilio. Ma ci sono state aggressioni anche in quartieri più centrali. Le sassaiole, i danneggiamenti, i finestrini mandati in frantumi sono quasi all’ordine del giorno.
In pratica c’è un conducente a settimana che deve ricorrere alle cure mediche, ma l’impressione è che in realtà siano di più. Di sicuro lo sono quelli che devono affrontare situazioni rischiose, soprattutto di notte. Autisti che se la sono vista brutta, alcuni davvero brutta. Ciò che accade sui bus è in fondo lo specchio di quello che succede per strada, si dirà, ma l’accanimento sui conducenti ha a volte qualcosa di patologico. Se non di mirato.
«Sono anni che quando ci sono difficoltà, l’azienda cerca di scaricare i problemi sul personale - spiega Michele Frullo dell’Usb Trasporti -, e anche una parte dei media alimenta campagne contro di noi che portano la gente a pensare che siano i dipendenti Atac i responsabili dei disservizi, quando il dissesto dell’azienda è dovuto ai mancati investimenti delle ultime amministrazioni. Quindi - aggiunge Frullo - se la metropolitana si rompe è solo colpa dei macchinisti, se la Roma-Lido si ferma è colpa dei capo treno, se i bus non passano è colpa di chi li guida. E la rabbia della gente, degli utenti, lievita. Invece il personale c’è, ed è anche disponibile, e il servizio è assicurato grazie alla buona volontà di molti colleghi, nonostante l’Atac, l’azienda di trasporto pubblico cittadino più grande d’Europa abbia il parco mezzi più vecchio d’Europa». E giorni fa Micaela Quintavalle, leader del sindacato Cambia-Menti 410, aveva sottolineato: «La violenza contro gli autoferrotranvieri è una responsabilità collettiva, e va fermata adesso». Dopo le ultime aggressioni ai dipendenti, proprio l’Atac ha ribadito come sia «fortemente impegnata sul versante della tutela della sicurezza del proprio personale, e in particolare di quello impiegato nelle attività di front line», ricordando il «protocollo di intesa con la Questura» e l’aumento delle «dotazioni di sicurezza a tutela dei conducenti bus: circa 600 vetture attrezzate con cabine rinforzate, un telefonino agli autisti per comunicare con l’azienda in caso di necessità, allarme silenzioso collegato con la centrale operativa». Ma per Frullo «serve soprattutto un maggiore controllo delle forze dell’ordine. Va bene il telefonino, ma quando ti picchiano pensi a difenderti non a fare il numero».