Corriere della Sera (Roma)

Il delitto nelle «caverne» della città

La donna uccisa nel sottopasso di Porta Pia: viaggio da horror nelle bidonville sotterrane­e

- Arzilli e Frignani

Viaggio nell’inferno sotterrane­o di Roma, dopo il delitto della donna nel sottopasso di Porta Pia. Da Castro Pretorio a Villa Borghese, vere e proprie bidonville nelle «caverne» urbane. Sul fronte delle indagini, gli investigat­ori hanno accertato che l’assassino s’è accanito sul volto della donna, una brasiliana di 49 anni con precedenti per sfruttamen­to della prostituzi­one e immigrazio­ne clandestin­a. Identifica­ta grazie a uno stivale.

Prima di tutto il buio: pesto. Poi la puzza, anzi l’impasto si olezzi che sa di morto e, dopo il ritrovamen­to di ieri, anche di morte. Quindi la sinistra incertezza di una discesa verso gli inferi: sai che vai giù, ma non sai dove metti i piedi, se calpesti plastica, carta zuppa o rifiuti organici. Escrementi nel migliore dei casi, addirittur­a un cadavere se ti dice male. Se violi il privato di qualcuno e se quel qualcuno può avere qualcosa da ridire. Eppure si tratta solo di scendere, in verticale, la ventina di scalini che separa l’emerso dei suv quattro frecce in doppia fila, degli uffici legali, dei «ci vediamo lì per un caffè», delle signore della Roma bene, dal mondo sommerso dei sottopassi. Lì dove il brivido arriva ormai più per l’ansia che per l’umido.

Sopra, i palazzoni lindi di Trenitalia e del ministero delle Infrastrut­ture, Porta Pia e il bersaglier­e di bronzo, piazza Fiume e corso d’Italia fino a via Veneto e villa Borghese. Sotto, il fiume delle macchine e gli anfratti bui, piccole caverne metropolit­ane, spesso non luoghi abitati solo da tenebra e degrado, vespasiani puzzolenti senza cielo e senza luce: neon che penzolano dalle pareti, ovviamente nessuno funziona, alcuni hanno addirittur­a una corona di plastica squagliata, segnale dell’antico corto cirgala cuito anticamera all’abbandono.

«Ma che state a fa’? Non c’andate lì che è pericoloso,

lassate perde: avete visto stamani che hanno trovato?», ci dice un tipo in loden blu appena ci vede sulla soglia di una caverna, accanto a Porta Pia. Ma, accompagna­to dal fotografo, il cronista comunque si avventura prima nella penombra, poi nel buio totale, usando la torcia dello smartphone per evitare le grate divelte che servono al drenaggio della pioggia, le trappole dei pozzetti aperti e in disuso, le lamiere piegate e taglienti delle cabine elettriche. Nei sottopassi che hanno sbocco sulla strada che diventa Muro Torto il tanfo del degrado si mischia allo smog, solo la sciarpa bloccata sul naso con la mano sinistra serve a limitarlo. Mentre la destra regge il faro che mostra ciò che c’è intorno: i graffiti che raccontano la rabbia sociale, i kleenex usati, le siringhe, i jeans buttati lì insieme ad altri indumenti sudici, gli avanzi di cassonetto, i pezzi di arredo urbano rubati al mondo di sopra e adattati a elementi di utilità domestica.

Presenze di vita umana, o forse sub-umana. Solo qualcuno della decina di sottopassi tra Castro Pretorio e villa Borghese può beneficiar­e dei fari delle auto che sfrecciano, illuminazi­one di sponda che re- flash inquietant­i: fazzoletti di cemento organizzat­i a mo’ di case, un materasso a sinistra, forse c’è uno che dorme, non si vede, ma c’è uno scatolone a fare da comodino; a destra un cucinino a gas e due seggiole sgangherat­e. Nel mezzo, frammenti di vita vissuta anche se di certo non facile, una pila di giornali macerati dalla pioggia che filtra da ogni dove, una ruota di bicicletta, un telone a coprire una catasta di oggetti anche se non si capisce, forse beni di una vita in dismission­e. «Io di qua ci passo sempre:

pijo il 495 a Flaminio e quando scendo dal bus me metto a correre», dice una donna mentre sale dal sottopasso alla fermata Corso d’Italia/Po. Altri anfratti, come quello di fronte all’hotel NH, non prevedono passaggio pedonale, sono a fondo chiuso. E dentro, infatti, c’è un deposito, oggetti accatastat­i in ordine in quello che pare essere un angolo di vita. Ma che potrebbe pure diventare la prossima discarica di morte.

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i gradini da scendere per passare dal mondo di sopra a quello di sotto Anfratti Trovati anche angoli attrezzati come abitazioni

 ??  ?? Degrado Tre immagini dei sottopassi di Corso d’Italia, che da via Veneto raggiungon­o Porta Pia e proseguono verso Castro Pretorio: rifiuti, giacigli improvvisa­ti e oggetti abbandonat­i
Degrado Tre immagini dei sottopassi di Corso d’Italia, che da via Veneto raggiungon­o Porta Pia e proseguono verso Castro Pretorio: rifiuti, giacigli improvvisa­ti e oggetti abbandonat­i
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