Nonna digitale: «Il ladro? Fatto il mio dovere»
Anziana, ma solo all’anagrafe. A giudicare dalla confidenza con smartphone e social network la signora Florance (il nome è di fantasia e lo ha voluto suggerire lei stessa) somiglia più a una ragazza della generazione millennials che agli iscritti di un circolo per la terza età. A settantacinque anni ha un profilo attivissimo su Facebook, chatta con le amiche su WhatsApp e ha incastrato il ladro del suo telefonino grazie a un’applicazione antifurto che si è fatta furbescamente installare sul cellulare da una delle due figlie. «Funziona così: appena tocchi lo schermo, prima di poter fare qualsiasi operazione, ti viene chiesto di sbloccarlo digitando un simbolo – spiega con nonchalance – ma se sbagli a individuare il simbolo per tre volte consecutive si attiva la telecamera, che scatta una foto in modalità selfie beccandoti alle prese con la tastiera e la invia alla mail del proprietario dello smartphone». Tutto chiaro, non solo per lei, ma soprattutto per i carabinieri della Compagnia Roma Casilina, che con la denuncia di furto e l’autoscatto «rubato» del borseggiatore presentati dalla pensionata tecnologica, hanno potuto identificare e fermare il romeno trentenne che a settembre 2016 l’aveva rapinata: «Era sera e stavo raggiungendo la mia famiglia per festeggiare il compleanno di mia figlia, lui stava accanto a me sull’autobus- ricorda -. Sembrava un bravo ragazzo, vestito di tutto punto, invece quando sono scesa alla fermata ha approfittato di quell’attimo di fretta e confusione sugli scalini per sfilarmi il cellulare dalla borsa». La vittima ha denunciato subito il fatto. «Devo ammettere che nel trambusto della serata mi ero dimenticata dell’applicazione – racconta Florance - ma quando il mio operatore telefonico mi ha riattivato la scheda sim mi sono ritrovata tra le foto salvate anche il selfie del ladro. L’ho stampato e portato in caserma, ma non credevo che sarebbe stato facile rintracciarlo». Invece è bastato incrociare la foto con quelle segnaletiche nell’archivio dell’Arma. «Una volta pescato il sospettato tra i soggetti già schedati è stato necessario l’intervento del Ris per verificare scientificamente la corrispondenza d’identità – precisa il tenente Luca De Vito – e tre giorni fa è scattato l’arresto insieme alle misure cautelari emesse dal Gip del tribunale di Roma». Ora è ai domiciliari in attesa di giudizio. «Del mio cellulare, purtroppo, neanche l’ombra – conclude Florance – ma io, la tecnologia e i carabinieri abbiamo fatto il nostro dovere. Spero che la giustizia faccia lo stesso. Servono pene certe».