LA CHIUSURA DELLE LIBRERIE SINTOMO DI UNA LUNGA CRISI
Caro Conti, vorrei aggiungermi alla recente lista dei lettori «vecchi e brontoloni» che ultimamente le scrive.Vorrei parlare della progressiva scomparsa delle piccole librerie romane di quartiere. Non voglio indicare casi particolari perché è un’epidemia: vengono sostituite dai soliti negozi tuttofare, o da altre attività commerciali di dubbia provenienza. La fine di questa rete capillare è una delle prove della crisi di questa città. Leggere non è obbligatorio, lo so: ma aiuta a ragionare, a confrontare le idee, a farsi un’opinione. Se le librerie chiudono, chiude anche tutto questo .... Triste, solitaria e finale.
Anna Guglielmi
Immagino che lei metta nel conto una risposta scontata e retorica, visto che apparirà sulla carta, stessa materia di cui sono fatti i libri. La chiusura di tante, troppe librerie romane è una ferita culturale, sociale e «politica» nel senso più alto e squisito del termine. Intorno alle librerie, nei quartieri, si saldano interessi comuni, amicizie, coscienze collettive. E i librai di zona rappresentano un presidio importantissimo, un’argine contro quell’inciviltà che nasce dalla ignoranza, nel senso di «non conoscenza». Lo avevo messo in incipit: una risposta retorica. Sosteniamo le librerie di quartiere, acquistando lì i libri. Un gesto importante per tutti.