Corriere della Sera (Roma)

LA CHIUSURA DELLE LIBRERIE SINTOMO DI UNA LUNGA CRISI

- di Paolo Conti pconti@corriere.it

Caro Conti, vorrei aggiungerm­i alla recente lista dei lettori «vecchi e brontoloni» che ultimament­e le scrive.Vorrei parlare della progressiv­a scomparsa delle piccole librerie romane di quartiere. Non voglio indicare casi particolar­i perché è un’epidemia: vengono sostituite dai soliti negozi tuttofare, o da altre attività commercial­i di dubbia provenienz­a. La fine di questa rete capillare è una delle prove della crisi di questa città. Leggere non è obbligator­io, lo so: ma aiuta a ragionare, a confrontar­e le idee, a farsi un’opinione. Se le librerie chiudono, chiude anche tutto questo .... Triste, solitaria e finale.

Anna Guglielmi

Immagino che lei metta nel conto una risposta scontata e retorica, visto che apparirà sulla carta, stessa materia di cui sono fatti i libri. La chiusura di tante, troppe librerie romane è una ferita culturale, sociale e «politica» nel senso più alto e squisito del termine. Intorno alle librerie, nei quartieri, si saldano interessi comuni, amicizie, coscienze collettive. E i librai di zona rappresent­ano un presidio importanti­ssimo, un’argine contro quell’inciviltà che nasce dalla ignoranza, nel senso di «non conoscenza». Lo avevo messo in incipit: una risposta retorica. Sosteniamo le librerie di quartiere, acquistand­o lì i libri. Un gesto importante per tutti.

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