Arto Lindsay, il rock fra Rio e New York
Arto Lindsay ha attraversato la New York lercia e creativa degli anni ‘70, è stato un simbolo della no wave (la musica che rifiutava il mainstream), ha fondato i Dna (che apparvero nella leggendaria compilation di Brian Eno, No New
York, del 1978), suonato nei Lounge Lizards di John Lurie, si è esibito da solo o al fianco di John Zorn e Bill Laswell, ma anche con Caetano Veloso e Gal Costa, Laurie Anderson, Ryuichi Sakamoto. E la lista di musicisti con i quali ha collaborato è lunghissima. Ma lui si è sempre considerato un musicista di rock’n’roll, forse un po’ più «storto e aperto della media». Alla faccia delle sperimentazioni, della musica nuda, delle scordature di chitarra e dei deliri sonori che hanno accompagnato la sua più che quarantennale carriera. «Posso entrare e uscire da tanti mood diversi. Ho sempre odiato il fatto che per essere una rockstar devi comportarti come una rockstar», ha detto lapidario.
Stasera sul palco del Monk presenta il nuovo album che si intitola Cuidado madame, il suo primo disco di inediti dopo Salt del 2004. Il lavoro è ispirato a un film poco conosciuto del 1970, girato dal regista underground brasiliano Julio Bressane. Il lungometraggio racconta degli allegri e brutali omicidi commessi da una cameriera che ammazza una dopo l’altra le sue padrone. «È una dark comedy — ha spiegato Lindsay — ma racchiude anche un forte sottotesto politico : stai attenta signora. Ovvero: stai attento capo».
Cuidado madame è prodotto dallo stesso Arto Lindsay e dalla sua schiera di musicisti, da Melvin Gibbs a Paul Wilson, Kassa Overall, Patrick Higgins, Ryu Takahashi e Thiago Nassif. Alla base dell’album, ci sono i ritmi di candomblé, sequenze di percussioni spirituali che provocano possessione e trance. «Ho unito la musica brasiliana al soul americano», ha raccontato Arto, nato a Richmond (in Virginia, Stati Uniti) ma cresciuto in Brasile durante i turbolenti anni Sessanta, quando il Tropicalismo si opponeva al governo attraverso canzoni popolari.
Ha raccontato il sessantaquattrenne produttore e musicista : «Mi trasferii a New York dopo aver finito il college in Florida. Mi interessavano tante cose diverse: l’arte concettuale, performance conflittuali, la danza, la scrittura, la musica... mi sono appassionato alla musica perché sembrava un luogo che, alla fine, attirava ogni cosa e riusciva a mettere tutto insieme».
I suoni come sogno, ispirazione, viaggio nella geografia e anche nella memoria. Per la sua musica ha una definizione: physicality. «Ti connette con il corpo, sensuale, non cerebrale o meditativa».
L’album Cuidado madame
si ispira a un film del 1970 di Julio Bressane