PICCOLI INDIZI DI CIVILTÀ
Mia moglie è caduta. Rovinosamente. Ha dato la classica «musata» sul marciapiedi. Ma non lo racconto per poi avviare la consueta tiritera sulle disastrose condizioni in cui da generazioni versa Roma o per commentare la capacità di governo e amministrativa della sindaca Raggi (M5S). Tanto, ripetere a oltranza i mali di Roma, non ha mai contribuito a risolverli ma solo a far imbufalire ancora di più, e sempre inutilmente, i suoi abitanti. Lo racconto per segnalare quelli che sembrano sintomi di un cambiamento. È caduta davanti a palazzo Borghese. I militari che montano la guardia e sorveglianza davanti a tutti gli edifici storici di Roma, l’hanno subito soccorsa rimettendola in piedi. Subito un tassista si è fermato, per dare un pacchetto di fazzoletti di carta per tamponare il sangue che cadeva copioso dalla bocca (tutt’altra stoffa rispetto a quel tassista criminale che in piazza Barberini massacrò di botte l’automobilista con handicap fermo davanti alla farmacia internazionale). Un operaio ha chiesto: «Le chiamo un’ambulanza?». E una signora che usciva dal prospicente supermercato si è affrettata a rientrare per farsi dare del ghiaccio, metterlo in una busta di plastica e premerglielo sulla bocca. Insomma quando sono arrivato io, era quasi tutto fatto e in emergenza. Forse è l’istinto di sopravvivenza a suggerire comportamenti simili per superare la quotidianità in una citta ostile, che è in mano a giovanotti maleducati, ed è sempre meno per «vecchi». Ma io preferisco definirli sintomi di civiltà.