UNA CITTÀ NON RINASCE NELLE TENEBRE
«Il centro storico di Roma si trova in una condizione di sostanziale anarchia, dal punto di vista della distribuzione commerciale, della sicurezza e dell’illuminazione. È una situazione talmente complicata che è giusto fare qualcosa, per questo abbiamo avviato il tavolo con la sindaca per soluzioni sia molto rapide che di lungo periodo, per dare una missione alla città che l’ha persa». Le parole sono pietre, e mai come questa volta le osservazioni del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, pesano come macigni. Sono state pronunciate durante il festival «Economia come» organizzato all’Auditorium Parco della Musica: quindi pesano il doppio, per il luogo simbolico e per il tema trattato. Per evitare che il tutto si riducesse a sterile polemica tra governo guidato dal Pd e giunta M5S pilotata da Virginia Raggi ha chiarito: «Il cadavere che passa è quello di Roma e non dei 5 stelle». Impossibile dare torto a Calenda. La sicurezza è quella che è (i sottopassi vicinissimi al centro sottratti a ogni controllo e teatro di omicidi), come la distribuzione commerciale (l’esplosione dei micromarket che abbassa la qualità dell’offerta e mortifica il decoro della città) e infine l’illuminazione. L’Acea, lo abbiamo scritto, è impegnata in uno sforzo di revisione e modernizzazione del servizio. Ma senza vie ben illuminate una città non può semplicemente «essere» una vera Capitale. Dunque è obbligatorio far presto. Per non veder passare quel cadavere evocato ieri da Calenda.