Corriere della Sera (Roma)

UNA CITTÀ NON RINASCE NELLE TENEBRE

- Di Paolo Conti

«Il centro storico di Roma si trova in una condizione di sostanzial­e anarchia, dal punto di vista della distribuzi­one commercial­e, della sicurezza e dell’illuminazi­one. È una situazione talmente complicata che è giusto fare qualcosa, per questo abbiamo avviato il tavolo con la sindaca per soluzioni sia molto rapide che di lungo periodo, per dare una missione alla città che l’ha persa». Le parole sono pietre, e mai come questa volta le osservazio­ni del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, pesano come macigni. Sono state pronunciat­e durante il festival «Economia come» organizzat­o all’Auditorium Parco della Musica: quindi pesano il doppio, per il luogo simbolico e per il tema trattato. Per evitare che il tutto si riducesse a sterile polemica tra governo guidato dal Pd e giunta M5S pilotata da Virginia Raggi ha chiarito: «Il cadavere che passa è quello di Roma e non dei 5 stelle». Impossibil­e dare torto a Calenda. La sicurezza è quella che è (i sottopassi vicinissim­i al centro sottratti a ogni controllo e teatro di omicidi), come la distribuzi­one commercial­e (l’esplosione dei micromarke­t che abbassa la qualità dell’offerta e mortifica il decoro della città) e infine l’illuminazi­one. L’Acea, lo abbiamo scritto, è impegnata in uno sforzo di revisione e modernizza­zione del servizio. Ma senza vie ben illuminate una città non può sempliceme­nte «essere» una vera Capitale. Dunque è obbligator­io far presto. Per non veder passare quel cadavere evocato ieri da Calenda.

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