Disegni «smisurati» del Novecento da De Carolis a Funi
Grandi cartoni riuniti in un’esposizione nel Casino dei Principi a Villa Torlonia
Segni particolari: grandissimi. Anzi, come recita il titolo della mostra: «smisurati». Protagonisti una trentina di cartoni di maestri del Novecento italiano, raccolti nell’esposizione che si inaugura oggi alle 18 nel Casino dei Principi di Villa Torlonia e che prosegue poi fino al 18 marzo (via Nomentana 70, da martedì a domenica 9-19, tel. 060608).
A curarla Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli, i quali hanno radunato e restaurato, rastrellandoli per anni sul mercato dell’arte o dagli eredi degli artisti, questa sorta di pinacoteca del fuori misura almeno relativamente a opere grafiche (preparatorie) realizzate nella prima metà del secolo scorso. Smisurato rispetto agli schizzi, agli studi preparatori, ai bozzetti, il cartone (reso spesso fragile dal tempo) è — come spiegano gli animatori dell’iniziativa — «un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare. Debba essere questa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo, il cartone è una realizzazione necessaria affinché l’opera sia portata a termine dall’artista stesso o dalle maestranze specializzate che devono materialmente compierla». Tra gli esemplari esposti, alcuni di tre metri e oltre per lato e tutti più o meno ascrivibili al ritorno novecentesco a tecniche di decorazione antiche e tradizionali, lavori di Gino Severini, di Ottone Rosai, di Publio Morbiducci, un grande foglio preparatorio del dipinto
Primavera (1903) di Adolfo De Carolis — illustratore princeps delle opere di D’Annunzio — e due cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’Ina a Roma, ora proprietà dell’Ambasciata Americana, di Giulio Bargellini.
Nuclei di opere a sé, infine, per Achille Funi (in un cartone colorato a pastello per la chiesa di San Francesco a Tripoli si riconosce l’effige di Felicita Frai, allieva e amante dell’artista) e per Pietro Gaudenzi, di cui si espongono lavori preparatori per il ciclo di affreschi, perduti, che il pittore eseguì in due sale del Castello dei Cavalieri di Rodi nel 1938.