Rocío Muñoz Morales Dopo Raul e Sanremo ora... la manda Picone
«Ateatro sento il pubblico respirare con me, creare con me. Mi piace sempre ritornare. Stavolta interpreto una donna in attesa di un figlio, esperienza che ho vissuto non molto tempo fa. Anche quando nessuno sapeva, in molti dicevano di scorgere in me la dolcezza e la luce». Ha una grazia particolare, Rocío Muñoz Morales, dovuta forse a un passato di ballerina scalzato da una carriera fra cinema e tv (anche valletta a Sanremo), e dalla fama di compagna dell’attore Raoul Bova. Da stasera sarà all’Ambra Jovinelli, coprotagonista in Di’ che ti manda
Picone, al fianco di Biagio Izzo. Regia di Giuseppe Miale di Mauro e testo di Lucio Aiello (anche in scena).
Il titolo strizza l’occhio al film di Nanni Loy, «ma il nostro è il sequel — precisa Rocío —. Nella pellicola un operaio si dava fuoco davanti al figlio per protestare contro la chiusura della fabbrica. Qui quello stesso figlio è un immaturo incapace di affrontare la vita, attorniato da personaggi subdoli in una Napoli politicamente complicata». Prosegue: «Per entrare in un personaggio devo innamorarmene e con la moglie di Antonio Picone è successo. Ecco perché non trovo nulla di male ad aver partecipato a Natale da Chef di Neri Parenti. Interpreto un bel personaggio pulito, i cinepanettoni offrono anche buoni ruoli. A marzo, in Tu mi nascondi qualcosa di Loconsole sarò una tunisina, sposata a un bigamo. Ma per lei è normale!».
«Forte e prevenuta»: così si descrive, anche in relazione alla bufera delle molestie. Racconta: «Sono nata in una famiglia di donne, quindi sempre molto avveduta. Spesso immaturità, fragilità, e mancanza di valori fermi possono far cadere nella trappola. Io sono stata sempre molto riflessiva, ancora di più davanti a comportamenti che mi sembrassero minimamente strani. Purtroppo ancora oggi veniamo percepite come parte debole. Ma dal rispetto non si può prescindere». Da spagnola di Madrid, come vede l’Italia? Sorride: «Siamo popoli simili, ora in crisi. Prendiamo ogni cosa con un sorriso, seguiamo il cuore più che il cervello, anche alle elezioni. Occorrerebbe maggior severità». Tv: si vedrebbe sullo scranno di un talent? «Non sono brava a giudicare, ma perché no?».