La stretta di Calenda: pattuglioni in centro
Il ministro: da dicembre faro sui negozi
Ecco i «pattuglioni», come li chiama il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. E il primo effetto politico della task force anti abusivismo che, da inizio dicembre, passerà al setaccio gli esercizi commerciali della Capitale, è quello di mettere le ganasce al Commercio del Campidoglio, commissariato di fatto dal Mise. Del resto il lavoro delle squadre composte da personale Mise e Prefettura (Guardia di finanza e carabinieri) corrisponde esattamente a quello che il Comune - cioè l’assessore Adriano Meloni non è riuscito a fare in un anno e mezzo di governo. Anche per questo, oltre alle reiterate assenze in giunta, l’assessore adesso traballa.
Èlo stesso Calenda a dirlo a La7, sottolineando l’inefficienza del Campidoglio nella lotta all’abusivismo: «Ci sono quasi 800 pratiche inevase sul cosiddetto tavolino selvaggio e tutte le contravvenzioni sul commercio: fin quando non si fanno rispettare delle regole questa città non si muoverà». Così i carabinieri e i finanzieri dei «pattuglioni» si occuperanno di controllare concessioni e licenze degli esercizi commerciali partendo dal centro storico, porzione di città sulla quale è già stata avviata l’indagine del Mise con un’equipe di esperti di Invitalia a lavoro nel Primo municipio. Da lì, a cerchi concentrici, sarà analizzato tutto il commercio della Capitale, evidentemente passato di mano e senza che il Campidoglio opponesse una strenua resistenza. Anche perché, in realtà, da tempo il ruolo di Meloni in Comune ora traballa: i colleghi in giunta lo hanno infatti ribattezzato «l’assessore che non c’è» perché, in 17 mesi ha saltato almeno la metà delle riunioni. In arrivo un nuovo cambio nella squadra di Raggi?
Di sicuro la questione si inserisce nelle polemiche tra la sindaca e Calenda sul Tavolo per Roma, gruppo di lavoro a cui i due danno un significato diverso. Per il ministro il tavolo serve a sviluppare progetti sfruttando risorse (di governo, Regione, fondi europei, comunali e privati) già identificate, cosa che «non sta accadendo ed è grave», dice Calenda. Mentre per la sindaca, non a caso uscita nera dall’ultimo summit, si trattava di un’occasione per avere i fondi reclamati più volte («1,8 miliardi», era la stima di Raggi) insieme ai «poteri speciali». «Raggi si lamenta continuamente dei soldi, ma il problema è spenderli, fare le cose e farle accadere», dice Calenda prima di twittare le slide dei fondi a disposizione per Roma: 1,6 miliardi il totale, di cui 1,2 miliardi «risorse individuate» più 420 milioni «in corso di finalizzazione». I soldi ci sono: ora tocca al Campidoglio portare i progetti per spenderli.