Fiorella Mannoia una combattente all’Auditorium
Stasera ritorna per una data del tour che il 23 febbraio si concluderà a New York. «Il modo più giusto per chiudere i live del disco»
Sarà quel nome amuleto: Combattente. Fiorella Mannoia non smette di cantare: un anno e più vissuto straordinariamente, fra musica, cinema, tv. Stasera sarà all’Auditorium. Una seconda casa. E il tour prosegue.
Con il gran finale a New York a febbraio, 101 concerti.
«Il modo più giusto per chiudere i live del disco. Amo molto il mio lavoro, non mi sono mai risparmiata. Lo devo al pubblico che mi segue». È in giro nei club. «In Italia abbiamo la fortuna di avere teatri che sono uno più bello dell’altro. Nei palazzetti dello sport gli spettatori sono liberi di scatenarsi in piedi. Nelle sale teatrali è diverso: il pubblico bisogna conquistarselo con l’entusiasmo, la gestualità. Per me che sono interprete è la dimensione naturale, il luogo ideale». La scaletta?
«Cerco di andare incontro a tutti: alcune canzoni da Combattente, i brani portati a Sanremo, pezzi di grandi autori che sento ormai un po’ miei, e le immancabili Quello che le donne non dicono e Il cielo d’Irlanda».
Felicità è...
«Non dimentico mai l’insegnamento di e qualcuno che disse; la felicità è desiderare ciò che abbiamo. L’abbraccio con il pubblico, a volte anche fisico, mi fa stare bene».
Le succede anche con i social.
«Sono arrivata a un milione di contatti gestiti da me. C’incontriamo, ci scontriamo. Sempre in modo civile. Odiatori seriali non ce ne sono».
S’è esibita al Bataclan a due anni dalla strage. «C’è una frase di Siamo ancora qui che recita “con più speranza che paura”. Con quella convinzione ho affrontato il tour europeo. Stiamo vivendo cambiamenti epocali, siamo tutti impauriti. Il timore fa parte dell’uomo. Ma mai demonizzare. Dobbiamo essere pieni di speranza e di fiducia».
Ha sostenuto di aver perso il sonno, per lo show su Rai1.
«Dividere il palco all’inizio con Sabrina Ferilli, un’amica che conosce meglio di me la televisione, mi ha dato sicurezza. Pian piano mi sono sciolta, e anche divertita. Farlo di nuovo? Perché no». Vita da «combattente». «Oggi più che mai è necessario esserlo: le battaglie più difficili sono quelle di ogni giorno, per non essere invisi- bili. Tanti singoli insieme diventano una forza che nessuno può fermare».
Specie le donne, dovrebbero indossare la divisa.
«Oggi combattono per trovare o riprovare la dignità perduta. Troppe ancora si sentono dire “devi stare zitta e ringraziare”, come in Nessuna
conseguenza. Le prime a fare le spese della crisi economica. Sono preoccupata. Nella vita combattiamo per qualcosa. Lo scopo finale è la felicità».
Cosa pensa del caso molestie sessuali?
«Puntano il dito contro le donne: “Potevi non starci”. E lui poteva non provarci! È intollerabile:
un malcostume che va combattuto con tutte le forze e per tutti i lavori». Sempre impegnata per il Sud del mondo.
«L’arte, la musica e la danza restituiscono il diritto di sognare, e formano cittadini attivi». Dove trova l’energia?
«Quando si accendono le luci “sei sospeso dalla vita” diceva Caetano Veloso. Ancora mi piace e mi diverto. Sono la Fiorella di un tempo, con più consistenza. Mai tornerei indietro. Mi piaccio di più oggi». Poi?
«Prima di passare ad altro, arriva un po’ d’ansia. Ma fa parte del nostro lavoro. Cosa ci porterà il futuro verrà da sé».
Le battaglie più difficili sono quelle di ogni giorno, per non essere invisibili Combattono per trovare la dignità perduta. Le prime a fare le spese della crisi economica