QUEL SEMAFORO DI S. VALENTINO UN ROMANO SCRIVE DA LONDRA
Caro Conti, Le scrivo da Londra - dove risiedo da vari anni - perché, da un anno a questa parte, ogni volta che mi reco a Roma a trovare i miei genitori, mi meraviglio di come e da chi sia stato giustificato l’annullamento della possibilità di immettersi su viale Pilsudski al semaforo di via San Valentino. Le uniche conseguenze tangibili sono l’aumento di inutili code e dello smog, come notato anche da altri lettori in precedenza. Crede sia possibile risalire all causa del cambiamento, a chi lo ha approvato e richiedere il ritorno allo stato precedente? Confido in un Suo supporto per risolvere la questione.
Luca Dominedo
Aumentano le lettere di romani che riedono altrove (New York, Parigi, Londra): tornando qui, abituati a vere Capitali, non capiscono più la ragione di tante scelte assurde, di mille disservizi, di una sporcizia che sfregia il volto un grande centro della Storia e della Civiltà. L’incredibile semaforo di via San Valentino è da tempo una delle prove più strampalate della sordità delle amministrazioni locali (II Municipio), incapaci di captare i bisogni della cittadinanza e di risolvere i problemi più banali. Lei ci scrive da Londra: chissà che, in clima di Brexit, qualcuno in un ufficio del II Municipio non abbia un sussulto di orgoglio... pconti@corriere.it