Corriere della Sera (Roma)

QUEL SEMAFORO DI S. VALENTINO UN ROMANO SCRIVE DA LONDRA

- di Paolo Conti

Caro Conti, Le scrivo da Londra - dove risiedo da vari anni - perché, da un anno a questa parte, ogni volta che mi reco a Roma a trovare i miei genitori, mi meraviglio di come e da chi sia stato giustifica­to l’annullamen­to della possibilit­à di immettersi su viale Pilsudski al semaforo di via San Valentino. Le uniche conseguenz­e tangibili sono l’aumento di inutili code e dello smog, come notato anche da altri lettori in precedenza. Crede sia possibile risalire all causa del cambiament­o, a chi lo ha approvato e richiedere il ritorno allo stato precedente? Confido in un Suo supporto per risolvere la questione.

Luca Dominedo

Aumentano le lettere di romani che riedono altrove (New York, Parigi, Londra): tornando qui, abituati a vere Capitali, non capiscono più la ragione di tante scelte assurde, di mille disservizi, di una sporcizia che sfregia il volto un grande centro della Storia e della Civiltà. L’incredibil­e semaforo di via San Valentino è da tempo una delle prove più strampalat­e della sordità delle amministra­zioni locali (II Municipio), incapaci di captare i bisogni della cittadinan­za e di risolvere i problemi più banali. Lei ci scrive da Londra: chissà che, in clima di Brexit, qualcuno in un ufficio del II Municipio non abbia un sussulto di orgoglio... pconti@corriere.it

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