«Blink», (im)possibile amore in una Londra magica e alienante
Lo spettacolo in scena da stasera al Belli per la rassegna «Trend»
La sedicesima edizione di Trend - Nuove frontiere della scena britannica, a cura di Rodolfo di Giammarco, è agli sgoccioli. L’ultima settimana della rassegna dedicata alla drammaturgia contemporanea d’Oltremanica si apre con «Blink» di Phil Porter, nella sua prima versione in italiano tradotta da Francesca Montanino e diretta da Mauro Parrinello (info: 06.589487).
Da stasera a mercoledì al Teatro Belli (alle 21, piazza Sant’Apollonia) va in scena la storia d’amore di Jonah e Sophie, interpretati da Matteo Sintucci e Celeste Gugliandolo. «Una storia normale… più o meno», commenta il regista. Lui è fuggito dalla severa comunità presbiteriana in cui è nato e cresciuto, portando con sé solo un gruzzolo di sterline che la madre gli ha lasciato in eredità nascoste sottoterra. Al collo l’inseparabile fotocamera Reflex: il suo filtro per osservare il mondo. Lei invece è reduce dalla morte dei genitori, da un licenziamento inaspettato e ha la sensazione costante di diventare pian piano invisibile.
Profili e biografie tutt’altro che normali, destinati a ritrovarsi dirimpettai. Nascosti dietro le porte dei rispettivi appartamenti (gemelli) sullo stesso pianerottolo di un palazzo immerso in una Londra straniante. Jonah e Sophie si rintanano in casa tutto il giorno, entrambi impauriti dal mondo fuori. «Blink ci parla di due esseri umani unici, che nella loro unicità racchiudono anche la propria solitudine – spiega Parrinello -. Apparentemente inadatti al resto del mondo (che si presenta ai loro occhi in modo molto bizzarro) si riconoscono l’uno nell’altra e fondano un nuovo, (im)possibile amore». Sembra un piccolo miracolo capace di trasformare una metropoli matrigna in una città magica.
I toni del testo, pluripremiato in Gran Bretagna, sono quelli dell’ironia e del paradosso, con un gusto sfacciato per le incongruenze: due solitudini che somigliano a un esercito, comico e disperato, in lotta contro i mulini a vento della realtà. Eppure autentici nella loro normalissima follia chiamata amore.