Metamorfosi dell’esilio, dopo 2.000 anni
Nel bimillenario della morte di Ovidio mozione in Aula per revocare la «relegatio»
In Assemblea capitolina arriva Ovidio, con una mozione M5S per revocarne la «relegatio», cioè l’esilio, decisa duemila anni fa da Augusto. Sembra un provvedimento fuori dal tempo, oltretutto piazzato in un contesto, quello cittadino, segnato da tante difficoltà. Le priorità sarebbero altre, insomma, come ribadiscono le opposizioni. In realtà, però, il 2017 ricorre il bi-millenario della morte del l’autore della Metamorfosi, avvenuta il 17 d.C. sul Mar Nero, a Tomis, l’attuale Costanza. E in giro per l’Italia sono numerose le iniziative per ricordare il poeta nato a Sulmona e bandito da Roma l’8 d.C, a 51 anni. Così la mozione grillina che «impegna sindaca, giunta e assessore competente» a «recepire la sentenza di assoluzione e revocare la ‘relegatio’ a Publio Ovidio Nasone riconoscendo la riabilitazione del poeta e restituendo allo stesso la libertà, la dignità civica e l’arte universale, nonché al coinvolgimento delle nuove generazioni alla conoscenza del percorso di vita del poeta al fine di favorirne la partecipazione attiva alla cerimonia di assoluzione». Nel testo si ricorda che a Sulmona si sono tenuti due processi sul poeta, ovviamente in contumacia. Ed in entrambi, primo grado il 10 dicembre 1967 e appello il 9 dicembre 2011, Ovidio è stato assolto dai capi di imputazione a lui contestati all’epoca. Le sentenze sono state trasmesse al Campidoglio. Che può fare giustizia, se riuscirà a trovare il tempo tra le mille grane della Capitale. È una questione di priorità.