Pronto soccorso, si cambia Ecco il piano regionale: più dimissioni e barelle
Uscite 7 giorni su 7, anche a Natale. Sì ai ricoveri in sovrannumero
La Regione corre ai ripari. Dopo la denuncia del Corriere su queste pagine, è stata convocata una riunione dei direttori sanitari di tutti gli ospedali inseriti nella rete dell’emergenza per attuare «soprattutto nel periodo delle prossime festività, tutti gli interventi necessari per contrastare il fenomeno del sovraffollamento e del blocco ambulanze». La priorità è affrontare l’imminente periodo critico per i servizi di pronto soccorso, dal 23 al 27 dicembre. Giorni a rischio per i 5 Dea, i dipartimenti di emergenza-accettazione, di secondo livello (i più attrezzati), nei 21 di primo livello e in altri 10 punti centri sanitari.
Pronta una bozza di documento operativo che riprende le linee guida di indirizzo anti affollamento del 4 maggio 2017, a quanto pare non attuate. Ecco le principali azioni.
Ogni struttura dovrà avere pronte un numero di barelle necessario per liberare quelle delle ambulanze e permettere ai mezzi di soccorso di ripartire. Lo stop fisiologico di fermo è fino a 30 minuti ma accade spesso che le lettighe da trasporto non possano essere liberate per mancanza di letti dove trasferire il malato che arriva con un codice di pericolo (rosso e giallo).
Fondamentale lo snodo delle dimissioni dalle unità di de- genza. Dovranno essere garantite «7 giorni su 7, con particolare attenzione al periodo festivo inclusi 23-26 dicembre, 30 dicembre, 1, 6 e 7 gennaio».
Si raccomandano inoltre il ricovero in sovrannumero nei reparti di competenza con l’eventuale aggiunta di letti di appoggio in reparti di diversa competenza, la redistribuzione in via transitoria dei posti letto non utilizzati dall’area chirurgica in quella medica e il blocco dei ricoveri di elezione medici e, soprattutto chirurgici, tranne che per patologie gravi (oncologia).
L’intasamento è dovuto principalmente all’impossibilità di accettare in reparto i pazienti che finiscono «parcheggiati» negli stanzoni interni o nel corridoio delle aree di emergenza. Nei fine settimana zone che dovrebbero essere di rapido transito si trasformano in astanterie vecchia maniera. Letti e barelle stipate fino, zero rispetto della privacy.
Il rischio corto circuito nei Dea si acuisce con la chiusura degli ambulatori dei medici di famiglia. I cittadini perdono punti di riferimento e corrono in ospedale che per la collettività è un salvavita nei casi gravi. È così. Ma col sovraffollamento aumenta il rischio che qualcosa vada storto.