RAGAZZI (NON SOLO) SOCIAL
Quante volte sentiamo parlare di adolescenti in balia di videogame e social network, incapaci di comunicare con i propri simili? Ho partecipato a un incontro con studenti e insegnanti di una scuola media romana (l’I.C. Nicolai di via Tino Buazzelli, tra Monte Sacro, Ponte Mammolo e San Basilio), ricavandone l’impressione opposta. Mi ha colpito, oltre all’impegno dei docenti, il modo lucido, maturo e quasi «professionale» con cui ragazzi e ragazze di 14 anni, eletti consiglieri di classe, hanno spiegato all’assemblea i risultati della ricerca sull’orientamento alla scuola superiore, una scelta molto importante. Non erano discorsi preparati a memoria: li ho interrotti più volte per chiedere spiegazioni ricevendone sempre risposte chiare.
Mi ha colpito la tecnica naturale di public speaking con cui si esprimevano, meglio di tanti adulti (me compreso). Ho pensato che la televisione, tanto bistrattata, deve pur aver insegnato loro qualcosa di utile: per esempio ad esprimersi bene davanti a un pubblico. La stessa maturità e buonsenso (anche nei più piccoli, bambini di undici anni, di diverse etnie) ho riscontrato nelle domande che mi hanno rivolto a proposito dei temi del lavoro e della tecnologia, trattati nel mio libro «La nuova chiave a stella. Storie di persone nella fabbrica del futuro», che ero stato invitato a presentare. In sintesi ho l’impressione che ci sia una distanza ampia tra il mondo giovanile com’è nella realtà e la rappresentazione che ne viene data.