Corriere della Sera (Roma)

«Povero albero, Spelacchio ha le ore contate»

Il docente di Colture arboree, Giuseppe Barbera: malato e stressato, è finito

- Di Clarida Salvatori

Per Spelacchio nessuna speranza. «Ha le ore contate», afferma sicuro Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture arboree all’Università di Palermo. «L’abete rosso di piazza Venezia sta morendo. Non ha speranze, ha un problema con le radici». Addirittur­a il docente teme che la pianta di piazza Venezia non arriverà nemmeno a Natale. «Sta perdendo le foglie, il che vuol dire che o non ci sono radici, oppure magari sono state mal protette al momento dell’espianto o mal messe nel momento di cui è stato ripiantato in vaso». E ancora: «Alla partenza dalla Val di Fiemme era sicurament­e sano, ma chi di dovere non si è accorto che nel trapianto c’è stato un danneggiam­ento». Cure? «No. Ormai è irrecupera­bile. Si sta già seccando: all’ora del panettone Spelacchio arriverà totalmente spelacchia­to».

«Spelacchio» è spacciato. Ha i giorni contati. Arrivato dalla Val di Fiemme con un costo per l’amministra­zione capitolina di quasi 50mila euro, appena istallato davanti all’altare della Patria ha attirato le critiche e i sorrisini pietosi di chi si trovava al suo cospetto. E poco ci ha messo a diventare (purtroppo per lui) una star (o forse sarebbe meglio dire lo zimbello) delle rete, che presto lo ha battezzato «Spelacchio». Per questo, visto il successo e gli sfottò sui social network si poteva ipotizzare di lanciare una campagna con l’hashtag #salviamoSp­elacchio. E invece forse quella campagna non ci sarà. L’albero di Natale di piazza Venezia non arriverà a mangiare il panettone e a brindare a Santa Claus il 25 dicembre. Per il giorno della festività tanto attesa dai bambini in piazza Venezia rimarranno solo 800 palline argentate e 4mila metri lineari di luminarie, adagiate su un tronco secco. Morto. Parola di Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture arboree all’Università di Palermo. «L’abete rosso di piazza Venezia sta morendo. Non ha speranze. Ha un problema con le radici».

Quindi non è stato il trasporto dalla Val di Fiemme a Roma a rovinarlo?

«Certamente queste temperatur­e ballerine e gli sbalzi a cui è stato sottoposto hanno creato danni e lo hanno reso un albero malato e stressato».

Ma qual è secondo lei il problema principale di “Spelacchio”?

«Viste le sue condizioni, il problema principale sono le radici. Sta perdendo le foglie, il che vuol dire che o non ci sono radici, o magari sono state mal protette al momento dell’espianto o mal messe nel momento di cui è stato ripiantato in vaso. Ma sicurament­e la questione è un cattivo funzioname­nto dell’apparato radicale».

Ma quindi potrebbe avere anche le radici recise?

«È eccessivo pensare che non le abbia, ma a vederlo potrebbe anche essere possibile».

È ipotizzabi­le che sia partito in salute dalla Val di Fiemme e che in pochi giorni si sia ridotto così?

«Al momento della partenza

Cura «Non esiste una cura, l’abete è irrecupera­bile»

la parte aerea della pianta era certamente sana, all’apparenza, nel trapianto ci deve essere stato un danneggiam­ento, di cui un occhio esperto doveva accorgersi».

Vivrà altri 10 giorni, fino a Natale?

«No. Ormai è irrecupera­bile. All’ora del panettone “Spelacchio” arriverà totalmente spelacchia­to».

Non esistono cure in grado di recuperarl­o?

«Direi proprio di no. Sta già seccando...».

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