Corriere della Sera (Roma)

Bilancio, multe e condoni per un miliardo

Comune, previsiona­le 2018-2020: senza incassi, cifra a debito

- di Andrea Arzilli

Il Campidogli­o licenzia, quest’anno nei tempi, il bilancio previsiona­le 20182020. Con 25 voti favorevoli l’Aula approva alle 3 e mezzo di sabato mattina: la manovra vale 4,6 miliardi di euro, di cui circa un miliardo di multe, tributi e condoni da riscuotere. Il problema è che la riscossion­e per il Comune è un rebus ancora senza soluzione: nel 2016 è stato incassato solo un quarto delle multe, mentre si è persa la metà delle tariffe; e negli ultimi nove anni si è accumulato un mega buco di quasi 8 miliardi di euro. Così Raggi festeggia: «È un traguardo memorabile che fa onore a tutta l’aula, alla giunta e ai cittadini». Ma adesso tocca passare all’incasso.

Un miliardo di euro in multe sui 4,6 complessiv­i della manovra. Ovvero quasi un quarto dei soldi «mossi» dal Campidogli­o nel bilancio previsiona­le 2018-2020. La manovra, approvata (25 voti a favore, 6 contro) alle tre e mezzo di sabato mattina dall’Assemblea capitolina, è calcolata sulla riscossion­e di imposte, tributi, multe e altre entrate dovute e, troppo spesso, mai corrispost­e. Sotto la voce «proventi derivanti dall’attività di controllo e repression­e delle irregolari­tà e degli illeciti», il documento mette in fila le cifre relative al triennio: 392 milioni di multe elevate nel 2017, più 208 milioni e 211 milioni di sanzioni che, si presume, saranno comminate nel 2018 e 2019. In totale fanno 811 milioni di euro che diventano circa un miliardo aggiungend­o tre anni di proventi da condono edilizio, affrancazi­oni e alienazion­e beni. Somma, però, da considerar­e teorica.

Per questo il Comune è tenuto ad accantonar­e, lo dice il Fisco, una percentual­e molto elevata nel fondo crediti di dubbia esigibilit­à. E quella cifra rappresent­erà una soglia al di sotto della quale non si può andare, altrimenti sarà considerat­o debito ed andrà ad allargare la voragine dei residui attivi: quasi 8 miliardi è la cifra che l’amministra­zione non ha incassato, negli ultimi 9 anni, da entrate dovute ma mai effettivam­ente versate nelle casse (sempre più vuote) del Campidogli­o. L’equilibrio della manovra, firmata dall’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, soprattutt­o nella parte relativa agli investimen­ti è legato alla capacità del Comune di invertire la tendenza, anche se la discontinu­ità con il passato al momento non si vede: della task force promessa da Raggi non c’è ancora traccia e la mission della riscossion­e oggi bascula tra le partecipat­e Risorse per Roma e Aequa Roma senza le coordinate di un contratto di servizio.

Non a caso, infatti, l’Oref l’organo dei revisori - nel dare parere favorevole ha allegato tra le osservazio­ni e prescrizio­ni sul bilancio di previsione 2018-2020 una raccomanda­zione a «un’azione incisiva sulla capacità di riscossion­e». E forse non a caso la giunta, seppur approvando il piano finanziari­o 2018, ha rimandato ad altro provvedime­nto di fissare le tariffe, ad esempio la Tari, che dunque potrebbero variare in seguito: aumenti in vista?

Perché, in ogni caso, ora che sono nero su bianco, da qualche parte i soldi dovranno uscire. Nel 2016 il Comune è riuscito a rastrellar­e appena un quarto delle multe, mentre si è persa la metà di canoni e tariffe. Così Raggi può esultare per i tempi di approvazio­ne, da record se paragonati allo scorso anno quando la bocciatura dell’Oref innescò una serie infinita di polemiche. «È un traguardo memorabile che fa onore a tutta l’Aula, alla giunta e ai cittadini», ha detto la sindaca snocciolan­do varie voci di spesa: «Più 36 milioni a disposizio­ne dei municipi e oltre 50 milioni per investimen­ti su scuole, strade e altre opere». Sono i modi, però, a non convincere l’opposizion­e: «Ma quale traguardo memorabile, Raggi ha le visioni replica Marco Palumbo del Pd -. Il bilancio è basato su entrate ipotetiche che non danno alcuna certezza sugli impegni di spesa».

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