Le imposte locali sono da record, romani tartassati
Unimpresa: Irpef, Imu, Irap e Tasi alle stelle
Roma e il Lazio chiudono il 2017 con il poco invidiabile record delle aliquote da record per le imposte locali: Irpef e Imu sono le più alte d’Italia, Irap e Tasi sono di un soffio sotto il tetto massimo. Lo rivela una ricerca del centro studi di Unimpresa nello stilare la «mappa del Fisco locale».
La colpa, secondo il vicepresidente dell’associazione datoriale, Claudio Pucci, è da attribuire a «decenni di cattiva gestione da parte di chi ha avuto in mano la guida del Campidoglio». Critiche anche agli attuali vertici del Comune: «Chi è arrivato da poco si è illuso e, forse, ha illuso l’elettorato, di poter risolvere i problemi con la bacchetta magica, ma qui non c’è spazio per i miracoli». E rimane l’incognita della Tari, ancora non quantificata.
Il caso rifiuti Nello studio non viene esaminata la Tari: nel bilancio comunale 2018 la tariffa non è stata ancora fissata
Tra i tanti record della Capitale e del Lazio, il 2017 si chiude con il poco invidiabile primato delle tasse locali più alte d’Italia su imprese, famiglie, capannoni industriali e case: il prossimo anno, purtroppo, Irpef e Imu sono ai massimi consentiti (pari rispettivamente a 4,23% e 1,06%). E Irap e Tasi sono appena un filo sotto (4,82% rispetto al tetto di 4,97 e 0,25% rispetto al top fissato allo 0,33). Se la città e tutta la Regione risultano le più tartassate secondo la «Mappa del fisco locale» realizzata dal Centro studi di Unimpresa, in questa valle di lacrime i romani sono in compagnia degli abitanti di Torino, Napoli, Genova, Bologna, Ancona e Campobasso. La ricerca, che è stata realizzata elaborando dati dell’Agenzia delle Entrate e della Corte dei Conti, vede poco distanti Firenze, Palermo e Perugia. Più staccate Milano, Cagliari e L’Aquila. Fisco light, invece, a Venezia, uno centro che non risulta mai tra le città con le aliquote elevate.
Duro il commento del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci: «Le tasse record a Roma hanno una origine precisa: la Capitale paga decenni di cattiva gestione e, senza entrare troppo nei dettagli politici, le responsabilità sono da condividere fra tutti gli schieramenti che hanno avuto in mano la guida del Campidoglio». L’associazione datoriale non risparmia critiche anche ai vertici attuali del Comune: «Chi è arrivato da poco si è illuso e, forse, ha illuso l’elettorato, di poter risolvere i problemi con la bacchetta magica - aggiunge Pucci -. Ma qui non c’è spazio per i miracoli».
Se ne sono accorti i romani che nella classifica vedono primeggiare la Capitale alla quale Unimpresa assegna 3 punti in una scala da 1 a 4: più è alto il punteggio, più è pesante la mano del Fisco. E tra le sette le città col carico di imposte al top, a Roma si paga il 4,82% di Irap: l’Imposta regionale sulle attività produttive è una tassa a tutti gli effetti proporzionale al fatturato dell’azienda, a prescindere dall’utile di esercizio. Dal 2008 questa gabella dipende dalla Regione. Solo in Campania e in Molise si paga un’Irap più alta (4,97) che nel Lazio.
Un vero record è quello dell’Irpef: i romani devono versare il 4,23% di imposta sul reddito delle persone fisiche che nel 2018 è proporzionale. In pratica viene calcolata sui redditi percepiti nel corso del 2017 a cui si applicano specifici scaglioni e addizionali comunali e regionali che hanno fatto lievitare fino al massimo consentito il tetto dell’addizionale. Ma la misura non vale per tutti: grazie a misure finanziarie adottate dalla giunta Zingaretti, nel 2015 e nel 2016 i cittadini con reddito fino a 35 mila euro (2,3 milioni) sono stati esclusi dalla maggiorazione dell’Irpef e nel 2017 la tassa è stata ulteriormente ridotta per chi ha un reddito variabile da 15 a 75 mila euro, cioè circa un altro mezzo milione di cittadini. Il risparmio complessivo quest’anno per i lavoratori è stato di circa 110 milioni. Quindi, secondo i calcoli della Regione, il prossimo anno nel Lazio saranno in totale 2,8 milioni i contribuenti chiamati a pagare un’Irpef più bassa rispetto all’aliquota del 4,23% che colpisce solo chi guadagna più di 75 mila euro l’anno. Inoltre, sebbene gli ultimi governi nazionali abbiamo cancellato le tasse sulla prima casa, l’Imu (Imposta unica comunale) ai massimi (1,06%) e la Tasi (Tributo per i servizi indivisibili) allo 0,25% non fanno certo dormire sonni tranquilli a chi possiede più di un immobile.
Unimpresa non ha citato la Tari (Tariffa sui rifiuti), ma questa rischia di essere la prima mazzata inattesa del 2018 per le tasche dei romani: infatti nel bilancio di previsione 2018-2020, approvato dal Consiglio comunale prima di Natale, la giunta Raggi ha rimandato ad un altro provvedimento di fissare la Tari. Tariffa che rischia di aumentare se i costi dello smaltimento rifiuti fuori regione nel 2017 supereranno i budget previsti dal Campidoglio. Un’altra incognita da verificare è se avrà ripercussioni in città la sentenza della Cassazione che a settembre ha riconosciuto a un albergo di Napoli di «avere diritto a una riduzione del 60% della Tari» per i pesanti disservizi vissuti nella città partenopea 9 anni fa. Francesco Di Frischia