Primo libro da solo per Er Pinto, il poeta del Trullo
Dopo il testo corale «Metroromantici», un libro come autore per l’anonimo 27enne
Pillole di semplicità, per riprendere contatto con l’essenziale. Le chiacchiere tra amici sotto casa. L’appuntamento con una ragazza. I racconti della nonna davanti a un bicchiere di vino rosso. È un florilegio di aforismi il nuovo libro autoprodotto di Er Pinto, uno dei poeti del Trullo, alla sua prima esperienza individuale (www.erpinto.it). Il peso delle cose, si intitola così la raccolta di 50 inediti corredata da una sezione fotografica di street poetry (poesia di strada) nasce dal bisogno, condiviso dagli altri componenti del gruppo, di raccogliere i pensieri e cercare la propria strada: nessuno strappo, dopo il successo del testo corale Metroromantici, ma una scelta dettata dalla voglia di mettersi alla prova. In autonomia.
«Nelle metropoli di oggi in cui tutto è fast, dal cibo alla frenesia che pervade ogni azione quotidiana — riflette Er Pinto, 27 anni — si perdono di vista le cose importanti». Da qui la necessità di dare il giusto peso, percepito non come fardello ma come valore, a ciò che conta davvero. Senza bisogno di andare troppo lontano, ma concentrandosi sul patrimonio d’affetti e relazioni interpersonali: «La mia non è una poesia intellettuale — spiega l’autore al suo esordio da solista — ma rituale, legata ai piccoli gesti quotidiani». Esercizio non scontato in tempi di ubiquità mediatica e dipendenza dai social. Se non fosse che Er Pinto, nel ritagliarsi il suo mondo, non deraglia su binari solipsistici, ma tiene vivo il dialogo con la comunità: dal suo microcosmo, il Trullo, alle piazze virtuali. Con un linguaggio immediato che è anche una scelta etica: di comunicazione non elitaria, ma fruibile da tutti. Motivo per cui la sua espressione non si limita alla pagina scritta, ma sconfina su muro intrecciandosi con il mondo dei graffiti (spesso in collaborazione con gli street artist Flavio Solo e Yest).
Ed ecco che nella poesia di strada si ricostituisce l’arcaico connubio di segno e significante, immagine e suono. «Come mi sono avvicinato alle composizioni in versi? Fin da ragazzino — ricorda — mi colpivano le frasi scritte in rima dai tifosi sugli striscioni allo stadio. Crescendo mi sono appassionato al rap italiano, in particolare a gruppi romani come Cor Veleno e Colle der Fomento». Tra i suoi prossimi progetti, vorrebbe far rivivere le statue parlanti, megafoni degli umori popolari: «Mi piacerebbe che tornassero a dire la loro, ma in chiave moderna». Pasquini del Terzo Millennio, commentatori salaci del tempo presente: con lo sguardo sulla realtà e il cuore alleggerito dal balsamo della poesia.