Molestie al Tasso, gli studenti: era insospettabile
In molti adesso chiedono provvedimenti duri
In molti - studenti, genitori e docenti - da giorni sapevano delle molestie del prof a alcune ragazze tramite WhatsApp. Del caso dentro il liceo Tasso si parlava da giorni, da quando i carabinieri avevamo bussato al portone d’ingresso per indagare. Ma il docente accusato, secondo il racconto di chi lo conosce bene, sembrava un insospettabile: docente di Storia e Filosofia, colto e apprezzato nell’ambiente. Ora che il caso è esploso, però, il docente è stato trasferito in biblioteca. Intanto studenti e genitori chiedono provvedimenti rigidi: «Non può continuare a insegnare al Tasso - attacca Guido Ripanti, ex rappresentante d’istituto -. Non si possono sottovalutare certe battute sessiste e fuori luogo».
Il Consiglio d’istituto «Il professore, in attesa delle indagini, è stato allontanato dal preside a tutela dei principi morali della scuola»
Genitori e alunni, non tutti ma in molti, sapevano delle denunce. Da almeno un mesetto, ricordano, da quando cioè a scuola, un giorno, al portone del Liceo Tasso hanno bussato i carabinieri: «Ci è sembrato strano, abbiamo chiesto, e da lì è venuto fuori tutto». Tutto, in quel momento, era la versione delle ragazze: molestie, reiterate, via
WhatsApp, da parte di quel professore così tranquillo, sempre amichevole, alla mano, però colto e apprezzato nell’ambiente. Storia, filosofia, e poi la pittura, sua grande passione. Il classico insospettabile. E invece, adesso, l’intervento della Procura, che ha aperto un’indagine, ha irrobustito i racconti: «Da stamattina il cellulare non smette di squillare - dice Lorenzo Montuori, uno dei rappresentanti d’istituto - i ragazzi vogliono sapere, capire, qualcosa si sapeva, ma non pensavamo di trovare la notizia così amplificata sui giornali: l’idea, prima di sbilanciarsi, era aspettare che le autorità facessero il loro lavoro».
La storia delle molestie, così, girava per i corridoi del Tasso già da qualche tempo. Proprio tra le ragazze, all’inizio, quelle che hanno denunciato e le altre delle classi quinte. «Allora ci siamo informati - ricorda Lorenzo -. Quando abbiamo capito che effettivamente c’era qualcosa, che il preside stava seguendo con attenzione la vicenda e che il professore a breve sarebbe stato allontanato da una delle classi, abbiamo pensato di non farci prendere dal panico e di affidarci a chi si occupa delle indagini». Nel frattempo, i giorni passavano, col prof al centro del caso trasferito in biblioteca e gli altri ragazzi che approfondivano, osservavano, a quel punto con altri occhi, certo più consapevoli, forse più maliziosi. «Dopo la denuncia fissava il compagno di quella ragazza - fa notare una compagna -. Lo guardava male». «E poi le interrogazioni: le teneva tantissimo, anche un’ora, domande a raffica». Voci, racconti. Per adesso, di certo, ci sono le indagini.
«Non può continuare ad insegnare lì - taglia corto Guido Ripanti, ex rappresentante d’istituto -. Non possiamo permetterci di prendere alla leggera battute sessiste o comunque fuori luogo, il caso è grave ed è necessario prendere provvedimenti». D’accordo anche Daniele Cristofani, altro portavoce degli studenti: «Averlo ancora tra noi creerebbe una situazione di disagio, soprattutto tra le studen-
tesse che hanno denunciato: ora il caso è esploso, in alternativa noi, passate queste feste, ci saremmo mossi col preside, cioè avremmo comunque chiesto un allontanamento». Ragazzi o ragazze: se il tema è quello delle molestie, le opinioni convergono. Giulia Oliva, un’altra studentessa, conferma che - qualora le accuse dovessero essere confermate - quel professore, in quella scuola, non dovrebbe più insegnare: «In che clima tornerebbe a fare lezione? Adesso che la vicenda è pubblica, come la vivrebbero gli altri studenti? Non è questione di sfumature, tra la battuta e l’apprezzamento il passo è troppo breve, sarebbe grave sminuire o lasciare spazio al malinteso».
Fiduciosi i genitori: «L’indagine è in corso e finché non è conclusa vale il principio cardine di uno Stato di diritto, ovvero la presunzione di innocenza - scrive Elisabetta Pugliese, presidente del Consiglio di istituto -. L’attività svolta dal dirigente del liceo (l’allontanamento dell’insegnante ndr) è stata posta in essere a tutela degli studenti e dei principi morali che devono presiedere all’attività di chi opera nella scuola e per la formazione dei giovani».