«Prof denunciato dalle ragazze perché c’è fiducia»
Parlano Linda Lanzillotta e gli altri ex allievi illustri Il confronto con gli anni Settanta, la nuova solidarietà
Sgomento, dispiacere, tristezza, ma soprattutto, tra gli ex allievi del liceo di via Sicilia, a prevalere, di fronte ai presunti abusi del professore di Filosofia, è la voglia di difendere l’immagine del liceo, che ha tra i suoi ex studenti grandi nomi. «Il fatto che questi episodi siano stati denunciati - sostiene Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato, al Tasso negli anni a cavallo del ‘68 - vuol dire che ci sono gli anticorpi. Invece di sentirsi criminalizzate e marginalizzate, quelle ragazze hanno sentito la comprensione del contesto scolastico».
Sgomento, dispiacere, tristezza, ma soprattutto, tra gli ex allievi del liceo di via Sicilia, a prevalere, di fronte ai presunti abusi del professore di Filosofia, è la voglia di difendere l’immagine del liceo, con ricordi ancora vivi e ricchi di emozione. «Avevamo un preside che conosceva tutti, chiamava insegnanti e alunni per nome, ci si sentiva parte di una comunità e questo ci dava sicurezza - racconta Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato, al Tasso negli anni a cavallo del ‘68 — i professori erano esigenti, ma è stato un momento formativo, in cui ci divertiva anche molto e sono nate delle amicizie per la vita. Ancor oggi sento i miei compagni della quinta, abbiamo una chat di classe. Quello che ho saputo sul comportamento di questo docente mi ha rattristato perché il Tasso è una scuola antica e anche un po’ un mito. Ma credo che l’ambiente delle scuole, dei licei sia come tutti gli altri... il fatto però che questi episodi siano stati denunciati vuol dire che ci sono gli anticorpi. Invece di sentirsi criminalizzate e marginalizzate, quelle ragazze hanno sentito la comprensione del contesto scolastico».
Stessa gratitudine e senso di appartenenza, oltre vent’anni dopo, dalle parole di Roberto Alatri, a capo della comunicazione delle Assicurazioni Generali: «Sono papà di due liceali. La notizia mi ha colpito anche se voglio essere garantista. È qualcosa lontano anni luce dalla mia esperienza, ho vissuto al Tasso anni straordinari in un clima di grandissimo rispetto. Ero nella sezione «A» e ricordo con gratitudine le mie professoresse di matematica, italiano, scienze. E anche il professore di filosofia, non vedente, è stato per noi anche un esempio di vita. In cinque anni non ho mai sentito una sola volta parlare di atteggiamenti scorretti da parte dei docenti. C’era disciplina, ma anche tanta apertura e lealtà da parte loro nei nostri confronti».
Presenza forse un po’ anomala negli anni della contestazione di sinistra, «minoranza perseguitata» si autodefinisce lui stesso, anche Maurizio Gasparri, classe 1956, senatore di Forza Italia, è stato un ex studente «celebre» del liceo, insieme a Carlo Verdone, Paolo Mieli, Paolo Gentiloni, Giovanni Floris, Pietro Reichlin, solo per citarne alcuni. «Non ho elementi per condannare questo insegnante, ma i dati statistici ci dicono che fatti del genere possono capitare ovunque - precisa Gasparri - ma certo è un fatto grave perché ha usato l’autorevolezza del suo ruolo in ambiti assolutamente al di fuori delle normali relazioni tra docenti e allievi. E forse non si è reso conto che la tecnologia potesse rivelarsi un’arma contro di lui». Sembrerebbe un controsenso, ma Gasparri, ancora oggi, continua a frequentare il Tasso, da sempre di orientamento politico decisamente lontano dal suo. «Sono tornato tante volte nell’Aula Magna - spiega - anche recentemente per un confronto sulla liberalizzazione delle droghe con un esponente dei radicali. E ho partecipato, quando era sindaco Veltroni, alla redazione di un libro sugli ex alunni. Negli anni caldi della contestazione rappresentavo una minoranza, ma ho dei ricordi importanti, di confronto e lealtà. L’ho detto anche in un breve discorso in Senato a proposito del premier Gentiloni che conosco da 47 anni. E ci tengo a
Università Il problema sentito anche negli atenei. Alla Sapienza «porte aperte» durante il ricevimento dei professori
sottolineare che sono stto io a chiedere alla Consulta Filatelica di realizzare un francobollo in omaggio alla nostro istituto».
Forse l’uso della tecnologia, anche in questo caso ha abbassato l’età delle possibili prede da parte di nuovi molestatori. «Ricordo casi di questo tipo più all’università che al liceo - precisa Lanzillotta - ma invece, com’era già avvenuto nel mondo dello spettacolo, c’è un uomo che si approfitta di una posizione di potere e la esercita per ottenere qualcosa da una donna. In passato era più difficile denunciare, le ragazze erano più vulnerabili. Oggi queste giovani si sono trovate in un contesto che ha reso possibile la denuncia».
Il problema è sentito anche in diversi atenei e ad esempio a «La Sapienza» si è arrivati alla definizione di un regolamento accademico che impone «porte aperte» nelle stanze dei docenti durante il ricevimento degli studenti. «Così ci sentiamo tutti più tranquilli - assicura un professore ordinario a Lettere —. La porta si chiude soltanto quando il docente deve lavorare».