Il futuro di Spelacchio? Tre ipotesi
Domani può essere rimosso. O diventa casetta per mamme o va al Maxxi. Oppure...
Domani Spelacchio sarà rimosso, come avviene sempre dopo l’Epifania. Ma non finirà in discarica, come era previsto nel capitolato comunale e seguendo la stessa sorte dei predecessori. L’abete rosso invece, dopo tante polemiche, potrebbe diventare una «baby little home», una casetta di legno dove le mamme possano avere un momento di intimità per allattare e cambiare i propri piccoli. La casetta, secondo i ben informati, sarebbe donata alla città.
Domani Spelacchio sarà rimosso dal podio sul quale era stato sistemato a piazza Venezia, come avviene sempre dopo l’Epifania, quando l’albero di Natale viene smontato. Ma non finirà in discarica, come era previsto nel capitolato comunale e seguendo la stessa sorte dei predecessori. L’abete rosso della Val di Fiemme, invece, dopo tante polemiche, potrebbe diventare una «baby little home», una casetta di legno dove le mamme possano avere un momento di intimità per allattare e cambiare i propri piccoli. La casetta, secondo i ben informati, sarebbe donata alla città.
Se però questo progetto dovesse saltare, c’è pure «il piano B»: sembrerebbe che il Museo Maxxi di via Nizza sia pronto ad ospitarlo nelle sue sale. Comunque anche l’amministrazione comunale targata Raggi, nonostante i grattacapi scaturiti dall’incolpevole Spelacchio, non vorrebbe disfarsene per sempre. La giunta starebbe infatti vagliando anche altre proposte arrivate per una seconda vita di Spelacchio. Ma al riguardo le bocche sono cucite perché, al di là del dettaglio tecnico amministrativo che deve svincolare la Ecosistem dallo smaltimento previsto nel capitolato, sembrerebbe che il Campidoglio voglia annunciare ufficialmente le sorti dell’abete rosso in una conferenza stampa lunedì. Vedremo.
Passando da piazza Venezia, però, sembra quasi di essere al cospetto di una rock star. Tutti lo guardano. Tutti cercano di toccarlo. Gli affidano pensieri e desideri. E tentano (anzi riescono) persino a portarsi a casa qualcosa che gli è appartenuto. Ma lui non è il simbolo di turno di ragazzine e adolescenti. Lui è solo Spelacchio. Anche se qualcuno nei messaggi lasciati appesi ai rami, azzarda la definizione di «nono re di Roma, dopo Totti».
Per appuntare un ricordo, un disegno o una dedica romani e turisti (tante le scritte in tedesco e in spagnolo) hanno usato di tutto: Bit dei mezzi pubblici, fazzolettini di carta, perfino il cartone di un deter- sivo per il bucato. «Non ti dimenticheremo», «Sei bellissimo», «Resta a Roma».
Ma basta stare davanti a Spelacchio pochi minuti per avere un’idea delle emozioni e della solidarietà che questo albero ha innescato nell’opinione pubblica. Suscita quasi tenerezza notare la folla che si forma continuamente, a ondate, ai piedi dell’abete rosso. In tanti si fanno i selfie, raccolgono ramoscelli caduti e guardano con affetto il protagonista di tante polemiche natalizie. E si può anche assistere a scene esilaranti: tipo quella che ieri mattina ha visto protagonista un turista marchigiano che ha chiesto ad un vigile di poter salire sulla struttura alla base di Spelacchio per poter prendere una pigna. A che gli serviva? «Provare a piantarla e vedere se ne nasce un albero – ha detto – in modo da poter spiegare a mio figlio, che ora è troppo piccolo e non la ricorderà, la vicenda di questo abete rosso».