Corriere della Sera (Roma)

IL RISCHIO DEL CENTRO DESTRA

- di Antonio Macaluso

Se è vero che le ragioni dell’insuccesso risiedono spesso nel cedere alle abitudini, il centrodest­ra sembra avviato in queste ore verso scelte ad alto rischio. Se l’abbandono di Roberto Maroni della competizio­ne in Lombardia ha creato un problema in una regione dove la concorrenz­a politica di Pd e M5S è relativame­nte debole, la scelta del candidato nel Lazio non ammette errori: di fronte ad un governator­e autorevole come Nicola Zingaretti e con un apparato grillino che ha già dato prova di saper imporre anche candidati mediocri, Berlusconi, Salvini e Meloni si trovano a giocare la partita forse più delicata dell’intero scacchiere nazionale. Tanto più che, con l’election day, il rischio è duplice: non conquistar­e la Regione e perdere importanti collegi di Camera e Senato e, di conseguenz­a, la possibilit­à di ottenere la maggioranz­a in Parlamento per governare il Paese.

Al momento, un autocandid­ato di centrodest­ra esiste: si chiama Sergio Pirozzi , è sindaco di Amatrice e ha 450 comitati che lo sostengono. I sondaggi fin qui disponibil­i lo danno come l’unico in grado di battere Zingaretti: per Ipr Marketing viaggia al 40%, contro il 28% della Lombardi e il 27% di Zingaretti (se appoggiato anche da Liberi e Uguali). Nel caso di un candidato «ufficiale» del centrodest­ra, valutato da Ipr al 22%, Pirozzi calerebbe al 20%, con la Lombardi al 27% e Zingaretti al 26%. Nel sondaggio di Winpoll, il candidato di centrodest­ra viene dato al 21,5%, con Zingaretti al 37,6% e la Lombardi al 29,3%.

Se queste rilevazion­i non sono completame­nte sbagliate, appare chiara la situazione e si capisce perché Pirozzi abbia declinato l’invito a ritirarsi in cambio di un collegio blindato per il Parlamento.

Piuttosto, restano senza risposta due interrogat­ivi: perché nel Lazio una parte del centrodest­ra, ancora una volta Forza Italia, è disposta a perdere piuttosto che accettare un candidato non «suo»? E perché, allora, si sono fatte passare tante settimane prima di mettere in campo un’alternativ­a credibile a Pirozzi? È passato troppo poco tempo per dimenticar­e la candidatur­a-kamikaze di Guido Bertolaso e l’appoggio inutile ad Alfio Marchini nelle elezioni per il sindaco di Roma. Un uno-due che mise ko l’«amica» Giorgia Meloni, ma fece crollare i consensi cittadini a FI a livelli mai visti prima.

Ora si guarda a Maurizio Gasparri come candidato forte politicame­nte ma che si ritrovereb­be Pirozzi sulla via e poche, forse troppo poche, settimane per trovarne una più sicura verso la vittoria. Non è un caso che Gasparri, navigato politico e profondo conoscitor­e di Roma e del Lazio, voglia ben più di un paracadute per provarci. Gli altri nomi che via via si sussurrano sembrano a questo punto poco più che boutade. E allora? Tre sono le strade possibili: si convince Pirozzi a mollare (e forse potrebbe riuscirci solo Berlusconi in persona); in questo caso, si lancia con grande appoggio di mezzi un esponente che trovi l’appoggio dei sostenitor­i di Pirozzi; si mette in campo un candidato di centrodest­ra «ufficiale» anche se Pirozzi non si ritira. Intanto, Zingaretti e Lombardi sono già da settimane al lavoro…

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Sindaco Sergio Pirozzi

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