Corriere della Sera (Roma)

«Meno donne in Campidogli­o e municipi» I Cinque stelle propongono il nuovo statuto

Dal 50% si passerebbe al 40%. La norma nella bozza presentata

- M. E. F.

«Di norma in pari numero». È scritto nello statuto di Roma Capitale, approvato nel marzo 2013, che in giunta sia garantita in egual misura la presenza di uomini e donne. Regola valida sia per il Comune sia per i Municipi. Se non fosse che i Cinque stelle, primo firmatario il consiglier­e Angelo Sturni, nella proposta di riforma dei principi che re- golano l’organizzaz­ione della macchina amministra­tiva, vogliono modificare i criteri, applicando la legge Delrio che prevede una soglia 40-60, non necessaria­mente a sfavore delle donne. A sentire i pentastell­ati, volendo si potrebbe anche optare per una maggiore rappresent­anza femminile. Ma dalle opposizion­i, oltre a ritenere la proposta peggiorati­va, temono che sia un escamotage per agevolare sostituzio­ni e rimpasti nella squadra di governo.

«R oma era all’avanguardi­a, con la revisione dello statuto rischia di fare un passo indietro — interviene la consiglier­a dem Giulia Tempesta — . Del resto, se la prima sindaca donna della Capitale definisce le quote rosa “una riserva per panda”... Non è una questione di percentual­i, ma di democrazia paritaria». Replica Sturni: «Non è prevedendo una quota di poltrone che si tutela il principio di pari opportunit­à, ma con misure di sostegno alle famiglie».

Nei corridoi di Palazzo Senatorio, però, c’è chi interpreta la modifica come una manovra della maggioranz­a per tenersi le mani libere: «La sindaca sarebbe meno vincolata e far entrare in giunta un uomo al posto di una donna non sarebbe più un problema». I maligni hanno in mente un caso in particolar­e: «Da tempo si vocifera che stiano pensando di sostituire l’assessora ai Traporti, Linda Meleo, con il consiglier­e Enrico Stefàno».

Altro motivo di scontro con le opposizion­i, l’ipotesi di cambiare nome alla commission­e delle elette, che dovrebbe essere ribattezza­ta con la dicitura «Pari opportunit­à». «Adesso è composta da 16 donne, ma bisogna essere al- meno in otto e le grilline non ci sono mai — attacca Tempesta — . Non è un club dove si insegna economia domestica, ma dovrebbe esprimere una valutazion­e di genere sulle politiche del Comune».

La discussion­e, protrattas­i fino a sera, è stata aggiornata a domani mattina. Per approvare il nuovo statuto non basta la maggioranz­a qualificat­a, ma servono i due terzi. Con le minoranze che remano contro, per il M5S non sarà facile spuntarla. È stato votato, invece, l’emendament­o che inserisce il principio dell’acqua pubblica (una delle cinque stelle del Movimento). Salvo l’astensione dei grillini sulla proposta di riaprire i nasoni dopo l’emergenza idrica della scorsa estate e dotarli di un pulsante per ridurre gli sprechi: «Non votiamo perché Acea ci sta lavorando». Dichiarazi­one che innesca le polemiche del Pd, con siparietto dei rifiuti portati in aula poco dopo l’Inno di Mameli (domani la seduta straordina­ria sul caos monnezza): «Siamo stufi di sentire ripetere il solito mantra “stiamo lavorando” a un anno e mezzo dal vostro insediamen­to — attacca la capogruppo dem, Michela Di Biase — . Con lo spoils system dentro Acea ormai fate come vi pare».

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La sindaca Raggi. Sarà d’accordo?
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Quote rosa La sindaca Virginia Raggi: insieme alla maggioranz­a 5 Stelle propone la modifica dello Statuto

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