Corriere della Sera (Roma)

UN GIUSTO OMAGGIO AL PASSATO

- di Paolo Franchi

Adue passi da via Palmiro Togliatti, da via Bruno Visentini, il Gran Borghese repubblica­no, e da via Vittorino Colombo, l’esponente della sinistra dc, non lontano da via Giuseppe Di Vittorio, e, se è per questo, anche da una strada intitolata al monarchico Alfredo Covelli, da ieri c’è anche via Giacomo Mancini: un pezzo, e che pezzo, di storia del socialismo italiano. Chi vuole ironizzi sulla Prima Repubblica che la sfanga dall’ oblio al Collatino. Sarebbero, però, ironie fuori luogo. Se la toponomast­ica può aiutare anche solo un po’ a trasmetter­e la sua storia democratic­a a un Paese in cui a ricordare con inquietant­e coreografi­a il loro passato e i loro morti sembrano essere solo i fascisti, ben venga la toponomast­ica. E a me fa persino piacere che il sì definitivo a via Mancini (il percorso iniziò nel 2004, con Walter Veltroni sindaco) sia arrivato da questa giunta: un gesto in oggettiva controtend­enza rispetto alla pratica della damnatio memoriae che certo non è solo grillina, ma alla quale i grillini sono dediti con un fervore particolar­e. Come ogni storia politica, anche quella di Mancini è controvers­a. Ma chi era ragazzino nei primi Sessanta, quando infuriava la polio, dovrebbe avere presente la faccia rasserenat­a dei genitori quando, ministro della Sanità, impose l’introduzio­ne del vaccino Sabin, alla faccia della burocrazia e dei potentati economici. La politica è (era?) anche questo. E Mancini meriterebb­e di essere ricordato anche solo per questo.

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