Corriere della Sera (Roma)

Festival Ciajkovski­j Due orchestre per Valery Gergiev

Santa Cecilia Il direttore russo protagonis­ta da oggi a martedì del «Festival Ciajkovski­j»: prima Iolanta, poi le Sinfonie

- di Marco Andreetti

Secondo Valery Gergiev il vero segreto della grande musica e delle grandi orchestre è rimanere ancorati alla cultura e alla storia del proprio paese.

Il direttore russo da stasera sarà protagonis­ta assoluto del «Festival Ciajkovski­j», in programma all’Auditorium Parco della Musica fino a martedì prossimo con due orchestre che oggi sono tra le prime al mondo. Quella del teatro Mariinskij di San Pietroburg­o che a partire da domenica si esibirà per tre serate nell’integrale delle sinfonie di Ciajkovski­j. Mentre stasera Gergiev dirigerà l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Iolanta, l’ultima opera scritta dal compositor­e russo (ore 18, viale Pietro de Coubertin 30, tel. 06.8082058, repliche domani alle 20.30 e sabato alle 18).

«Sono felice di portare un’opera tanto famosa in Russia, ma così poco conosciuta qui da voi» dice Gergiev, musicista dalla fortissima personalit­à, soprannomi­nato lo «Zar del podio», direttore principale e direttore generale artistico del Mariinskij dal lontano 1988. Gergiev pensa che non sia il direttore a fare un’orchestra, ma il compositor­e. «Se un’orchestra interpreta tanto Ciajkovski­j, l’orchestra suona come un’orchestra-Ciajkovski­j. Il Mariinskij ha in repertorio anche molto Rimsky-Korsakov, tantissimo Stravinsky, praticamen­te tutta la musica di Prokofiev e di Shostakovi­ch».

Il problema è che, a detta di Gergiev, oggi molte orchestre stanno perdendo la loro identità nazionale. «Tecnicamen­te sono a posto — spiega — ma diventano, a seconda, un po’ francesi, un po’ italiane, un po’ russe. Una cosa che non mi piace. Se presenti musica russa devi farlo con quelle sonorità che Ciajkovski­j e Shostakovi­ch avevano immaginato. Non farei mai suonare l’orchestra del Mariinskij come un’orchestra americana».

E così gli attriti tra Washington e Mosca sono sempre attuali, anche quando si parla di musica. «Dovunque io vada mi chiedono cosa penso di Putin» racconta Gergiev che da anni è molto amico del presidente russo. «Io rispondo sempre che Putin sta dalla parte della Russia, non è un soldatino davanti al presidente degli Stati Uniti d’America. Grazie a Dio in Italia avete un governo. Perché vengo dalla Germania e lì non ce l’hanno ancora».

Il direttore è anche scettico nei confronti dell’attuale salute dell’Unione Europea. «Il problema è che la burocrazia in Europa è enorme e pretende che tutti i paesi siano uguali — continua — ma la Finlandia non è la Spagna. E la Spagna è diversa da Cipro sia da un punto di vista storico che culturale. Spero di tornare in Italia e trovare ogni volta un’atmosfera, una cultura, un modo di vivere veramente italiani. Che per me rimane sempre la cosa più interessan­te».

Non farei mai suonare l’orchestra del Mariinskij come un’orchestra americana

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Personalit­à Il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev

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