Pedala, pedala... E l’attore illumina la scena
Monologo eco-sostenibile per Daniele Ronco, un’ora in sella a una vecchia bicicletta Bianchi
Una cosa è parlare di ecosostenibilità, un’altra è essere ecosostenibile. Invece lo spettacolo di Daniele Ronco Mi
abbatto e sono felice, al suo debutto romano stasera al Teatro Belli, parla di eco-sostenibilità ed è ecosostenibile.
Predicare e razzolare, per dirla col detto popolare, per una volta combaciano. Ronco, autore e interprete della pièce diretta da Marco Cavicchioli, è solo sul palco con la sua bicicletta fissata a terra e collegata alla dinamo di una vecchia automobile, a un paio di fari e a un rudimentale mixer che gestisce questo gracile impianto scenico dal cuore ambientalista. Così pedala e crea l’energia che serve ad alimentare lo spettacolo.
Non un kilowatt in più né uno di meno, per un monologo che è a impatto zero solo per il Pianeta. «Perché sul pubblico, invece, l’impatto mi auguro sia enorme. Vorrei dimostrare che non servono tante rinunce o sacrificare in blocco il proprio stile di vita per difendere l’ambiente – dice Ronco - e che ciascuno di noi può dare un contributo, piccolo o grande, iniziando a ridurre gli sprechi: dalla luce all’acqua, passando per carta e plastica, spesso ne abusiamo senza rendercene conto. Complice la fretta. Per questo invito a rallentare i ritmi e punto i riflettori sui piccoli gesti quotidiani che possono fare, tutti insieme, la differenza».
L’idea dello spettacolo è di quattro anni fa. «Nasce dalla riflessione che seguì la morte di mio nonno, contadino piemontese: l’uomo più ecosostenibile e felice del mondo racconta l’autore – nonostante il suo modesto Pil. Oggi, al contrario, sembra che la felicità sia direttamente proporzionale a quanto ognuno produce, guadagna e consuma. Siamo certi sia così?». Ed elenca i costi di questa felicità monetizzabile, come il traffico: si passano ore in auto per andare a lavoro e guadagnare soldi da spendere (anche) nelle medicine che curano malattie spesso causate dall’inquinamento o da stress, provocati a loro volta proprio traffico. Un circolo vizioso ben noto, che però raccontato da Ronco nella sua ciclettata teatrale appare più folle che mai. Mentre si smonta pezzo dopo pezzo la certezza di essere felici. «La chiave drammaturgica è poi arrivata da un documentario tv su un ingegnere belga che ha ridotto dell’80 per cento il suo impatto ambientale – conclude – e che pedala su una cyclette per produrre corrente. Infine dall’incontro con Maurizio Pallante e il suo Movimento della Decrescita Felice. Ma nel testo c’è soprattutto il mio pensiero. Politico? Certo. Scomodo? Solo per chi non vuole prendere coscienza».