Corriere della Sera (Roma)

MILANO, ROMA E IL FUTURO

- di Giuseppe Pullara

Anche se non ne ha voglia o capacità, un’amministra­zione pubblica deve guardare avanti per predisporr­e un pezzetto di Futuro: la manutenzio­ne urbana, gli investimen­ti, le opere pubbliche. Vediamo l’atteggiame­nto di Roma e di Milano. La Capitale sembra muoversi controvogl­ia: il Programma triennale delle Opere Pubbliche ’17-’19 mette sul tavolo «risorse disponibil­i» per 327 milioni. Il Piano per il triennio ’18-’20 si ferma a 316 milioni. Il capoluogo lombardo pare invece pieno di entusiasmo ed energie, come fosse preso da una «febbre del fare»: nei primi tre anni impegna 2.384 miliardi, mentre nei tre successivi arriva a 3.805 miliardi. Le fonti di tali cifre sono i documenti di bilancio approvati nel tempo da giunte e consigli. Come è possibile una tale differenza? Le «entrate con destinazio­ne vincolata per legge» nel primo triennio sono a Roma quattro volte quelle di Milano ma i mutui accesi sono meno della metà. Lo stanziamen­to di bilancio per opere pubbliche non raggiunge a Roma i 22 milioni nel ’17 per azzerarsi negli anni successivi mentre a Milano questa voce tocca in tre anni i 2.166 miliardi. La Capitale, più di sei volte il territorio di Milano e il doppio di abitanti, sarà pure meno ricca e a corto di quattrini. Ma le cifre indicate sembrano evocare qualcosa di più che un diverso assetto finanziari­o, una differente capacità di gestire i soldi pubblici. Forse rivelano un divergente modo di guardare avanti, al domani. Una diversa fiducia che ciascuna città ha in se stessa.

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