Corriere della Sera (Roma)

I due anni mozzafiato del «Marziano»

Panda e gaffe. Ma anche Malagrotta chiusa. Sempre all’estero nei momenti clou

- di Fulvio Fiano

Messia quando entrò in Campidogli­o, amministra­tore naive delle pratiche amministra­tive. Capitano con istinti da suicidio politico nei marosi delle polemiche, innovatore nelle battaglie che l’hanno caratteriz­zato. Insofferen­te arruffone o boicottato visionario a seconda delle letture. Ignazio Marino, sempre e comunque «Marziano» nei suoi ventotto mesi da sindaco: due anni o poco più densi di eventi.

La sosta Tra le critiche più accese a Marino, la Panda rossa in sosta nell’area pedonale

Il Papa Marino fu umiliato a Filadelfia, negli Usa, quando Francesco smentì di averlo invitato

Messia quando entrò in Campidogli­o, amministra­tore

naive delle pratiche amministra­tive. Capitano con istinti da suicidio politico nei marosi delle polemiche, innovatore nelle battaglie che l’hanno caratteriz­zato. Insofferen­te arruffone o boicottato visionario a seconda delle letture. Ignazio Marino, sempre e comunque «Marziano» nei suoi 28 mesi da sindaco.

Due anni o poco più densi di fatti storici, non tutti innescati dal primo cittadino. Come il crollo del sistema Mafia (che mafia per ora non è) Capitale e lo scioglimen­to di Ostia per le infiltrazi­oni dei clan. O il Giubileo di Bergoglio, subìto dal chirurgo genovese fino ad andarci a sbattere. Ma anche pieni di cambiament­i voluti dal chirurgo in prima persona: la pedonalizz­azione dei Fori, la chiusura di Malagrotta, l’approvazio­ne del progetto stadio della Roma, la celebrazio­ne delle nozze gay in Campidogli­o, la lotta ai camion bar in centro, la candidatur­a (sfumata) alle Olimpiadi 2024. Obbiettivi che Marino ha voluto e con determinaz­ione portato a termine. E forse avrebbe meritato di gestire Roma per tutti i cinque anni previsti se per i rifiuti, ad esempio, il progetto (varato con Daniele Fortini all’Ama) era di accompagna­re il fine vita di Malagrotta con un nuovo sistema di impiantist­ica, poi accantonat­o in cambio del nulla che c’è oggi.

Quello che per unanime valutazion­e dei commentato­ri è mancato all’ex senatore è stata la capacità di convivere con le inevitabil­i critiche e trappole che ha trovato al pari di chiunque sieda sulla poltrona di sindaco. E così di lui si ricorderan­no anche le infinite

gaffes e le piccole furbizie dalle gambe corte. La predilezio­ne per la bici, ostentata oltre il reale utilizzo. La Panda rossa in divieto di sosta nell’area pedonale (bastava forse starci attento in attesa di vedersi dare ragione). L’insulto alla donna che lo contestava a San Lorenzo («Ha solo due neuroni») e le tardive scuse. Ma soprattutt­o le puntuali assenze ogni volta che serviva una sua (anche) simbolica presenza. Era ai Caraibi senza rientrare nei giorni del funerale al boss Casamonica. Era negli States quando il consiglio dei ministri decideva i fondi per del Giubileo (sbloccati perfidamen­te dal nemico Renzi solo dopo le sue dimissioni e quando aveva nominato Gabrielli commissari­o di gestione). Marino era altrove anche mentre i black bloc impazzavan­o in centro o la città si allagava. Avrebbe fatto bene a restare a Roma pure quando scelse di essere a Filadelfia col Papa, pensando di essere al posto giusto e tornando invece con il colpo di grazia alla sua immagine («Non l’ho invitato io», Bergoglio dixit).

Difficile anche la valutazion­e politica del suo mandato (12 giugno 2013- 30 ottobre 2015). Da un lato i nove assessori su dodici cambiati (tre volte quello al Bilancio, vi ricorda qualcuno?) in modo spesso burrascoso, dall’altro il terreno scavato sotto i suoi piedi dal Pd che doveva sostenerlo e pensava erroneamen­te di poterne gestire a proprio vantaggio la popolarità. Alla fine Marino si è dimesso il 12 ottobre, ci ha ripensato 18 giorni dopo, è tornato al cospetto dell’aula Giulio Cesare ed è stato sfiduciato in blocco da 26 consiglier­i comunali, 21 dei quali del centrosini­stra (Sel e il vice sindaco Luigi Nieri erano usciti da tempo dalla giunta).

Complotto, boicottagg­io? Come per la spinta antipoliti­ca, Marino e i suoi fan anche in questo sono stati precursori dei Cinque Stelle, sempre pronti a identifica­re un nemico alle porte e a scacciarlo con un tweet. Anche l’inchiesta su scontrini e onlus può essere letta in questo modo: svicolando, negando, sminuendo, camuffando il fatto di essere indagato (anche qui: vi ricorda qualcuno?) fino ad ammettere tardivamen­te e a dirsi pronto a versare di tasca propria l’eventuale maltolto. E forse la questione in sé non sarebbe stata per forza dirimente: la lettura opposta della stessa norma data in primo e secondo grado di giudizio sarebbe anzi un argomento a sostegno della buona fede.

Ignazio Marino, che fu uno dei fondatori del Pd, torna invece a fare il chirurgo all’estero, accantonan­do per ora il bellicoso proposito di rientro in politica e al Campidogli­o come aveva fatto intuire dopo l’assoluzion­e in primo grado. Ci riproverà dopo la Cassazione? Come il personaggi­o di Flaiano al quale si è ispirato, o forse no, per il titolo della sua biografia in fascia tricolore, il Marziano rischia di diventare uno dei tanti. E che, come scriveva Paolo Franchi sul

Corriere, rischia di avere «una rappresent­azione vagamente surreale, e ossessivam­ente ripetitiva, di se stesso».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy