FINALMENTE DOMENICA (DI CALCIO)
Inumeri dicono che il pallone, durante le feste di Natale, non è stato né un boom né un flop. La giornata di campionato del 23 dicembre ha sfondato il muro dei 26mila spettatori di media (26.462, quarta nella classifica delle presenze). La vera novità è stata quella del 30 dicembre che si è fermata a 25.503, sesta in graduatoria, approfittando del pienone di San Siro per Inter-Napoli: 61.852 spettatori.
Quello che i numeri non certificano è il senso di abbandono dei tifosi, intristiti da due settimane senza calcio dopo le partite del 6 gennaio. Una terra di nessuno che ha afflitto vincitori e vinti. Sostituire il calcio con i cenoni e i regali era un’abitudine. Non lo era ritornare al lavoro o a scuola e dover vivere di ricordi (calcistici).
I tifosi della Lazio avrebbero pagato qualsiasi cifra per prolungare il momento magico. L’incastro tra campionato, Europa League e Coppa Italia costringerà invece la squadra di Simone Inzaghi a giocare 11 partite da qui alla fine di febbraio, una ogni tre giorni e mezzo.
Ai tifosi della Roma è andata peggio: hanno dovuto diluire la frustrazione del crollo in campionato senza possibilità di rivincita sul campo. Le notizie di calciomercato, a partire da Nainggolan, hanno aggravato la situazione.
Il problema non è giocare a Natale, Capodanno ed Epifania. È smettere subito dopo. Abbiamo copiato il famoso «modello inglese», ma la Premier League non si ferma. E copiare a metà non funziona mai.