Corriere della Sera (Roma)

«Capire gli abusi anche da piccoli segni inconsueti»

La poliziotta-esperta dà consigli alle famiglie

- di Rinaldo Frignani

Spesso è una questione di particolar­i. Di cambiament­i d’umore, di atteggiame­nti che prima non si notavano e che invece emergono all’improvviso. Dettagli importanti che possono consentire a un padre e a una madre di capire che il figlio o la figlia stanno vivendo situazioni diverse dal solito. Pericolose, inquietant­i, sicurament­e pesanti. Carpire quegli istanti non è facile. Serve attenzione. E calma. «Pensiamo a una persona che da essere molto aperta ed espansiva si chiude in un istante, ma anche da che è molto isolata a piena di amici. Può sembrare un fatto positivo, ma a volte non lo è», spiega Giorgia Minotti, direttore tecnico capo psicologo della polizia di Stato, in servizio alla questura di Milano. La sua è un’esperienza quotidiana, sul campo, nelle audizioni protette durante le quali i minorenni vengono ascoltati da investigat­ori e inquirenti: un momento che può essere drammatico, commovente, liberatori­o. Decisivo per un’indagine. Come lo è stato per la quindicenn­e del liceo Massi-. mo che in quella sede ha raccontato gli abusi subiti dal prof di ripetizion­i. «In quel momento, da soli, senza genitori accanto, si diventa più grandi – sottolinea la dottoressa Minotti -. Genitori e insegnanti non devono sottovalut­are cambiament­i drastici di rendimento scolastico, l’incapacità dei ragazzi a sostenere interrogaz­ioni, disturbi psicosomat­ici senza una ragione medica». I maschi «sono più superficia­li, almeno in apparenza, perché la cultura li vuole meno toccati dalle situazioni, più forti - aggiunge Le femmine invece non parlano per vergogna, ma anche perché si auto colpevoliz­zano per qualcosa che potrebbe aver provocato le avances che hanno subito, di come poi possono essere considerat­e. I ragazzi difficilme­nte si confidano fra di loro, le ragazze lo fanno spesso con le amiche che poi si fanno portavoce con i genitori e a scuola». Già, i genitori. «Quando va tutto bene in casa non è detto che sia così, anzi ragazzi troppo adattati alle regole, che non discutono mai con mamma e papà possono nascondere problemati­che che emergono con un brutto voto, una lite con un amico, desideri non esauditi - fa notare l’esperta -. L’ipercontro­llo è sbagliato, ma lo è anche pensare di stare al sicuro fornendo ai figli strumenti tecnologic­i, come il telefonino, che invece limitano la relazione con i genitori», dice ancora la psicologa della polizia per la quale «i ragazzi non si fidano delle capacità dei genitori di difenderli, temono che possano loro stessi rimanere vittime dei bulli o di creare problemi a casa, o ancora del fatto che il padre e la madre possano minimizzar­e quello che gli è accaduto. Con loro evitare metodi poliziesch­i, domande tipo «ma tu allora che hai fatto?» o peggio «ma guarda come vai in giro». Ascoltarli senza giudicarli, perché tutto sia spontaneo e al loro livello. Altrimenti «continuera­nno a pensare di potercela fare da soli«. E non è così.

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Eur L’ingresso del liceo Massimo all’interno di un rigoglioso giardino (foto Proto)

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