Inconfondibile Marc Ribot Solo con chitarra
Il musicista americano stasera all’Auditorium In programma musiche da Casseus a Zorn
Il suono della chitarra di Marc Ribot è inconfondibile. «Deriva da una lunga serie di cattive abitudini messe insieme col tempo» ha spiegato il musicista americano che stasera sarà in concerto al Parco della Musica. «Prima fra tutte quella di suonare forte con alcuni leader che non mi avrebbero mai permesso di alzare il volume dell’amplificatore come avrei voluto» ha raccontato Ribot, nato a Newark, New Jersey, nel 1954. Protagonista, dalla metà degli anni Ottanta in poi, di una carriera che ha attraversato i generi musicali più diversi.
Ribot è un’artista eclettico. Ha collaborato con Jack McDuff e Wilson Pickett. Ma pure con Tom Waits - con il quale può vantare quindici anni di sodalizio - senza dimenticare Elvis Costello, Marianne Faithfull e John Zorn (anche il nostro Vinicio Capossela lo ha chiamato diverse volte per contribuire ad alcuni dei suoi lavori). Ha suonato inoltre in diverse colonne sonore – tra queste «The Departed» (2006) di Martin Scorsese - e composto musiche originali per film come «Gare du Nord» (2013) della francese Claire Simon. Oggi però Ribot ha messo da parte il cinema. «Ho smesso - ha detto - è un tipo di professione per gente che ama lavorare tra sequencers e nevrosi».
Rifacendosi al ricco humus della musica americana, nei suo live Ribot non manca mai di sorprendere il pubblico.
Stasera porterà al Parco della Musica il progetto «Solo». Dall’interpretazione delle opere del suo mentore, il compositore haitiano Frantz Casseus, a quelle di Zorn (ore 21, viale Pietro de Coubertin 30, tel. 892101). Come solista non si può dimenticare il disco «Saints» del 2001. Dove reinventa brani che vanno dai Beatles a Bernstein. Mentre una delle sue fatiche più recenti è «Silent Movies» (2010). Ovvero tredici pezzi per chitarra che ha immaginato per accompagnare film muti o progetti che poi non sono stati più realizzati. Rifacendosi al suo immenso repertorio, i concerti in solo di Ribot distillano così le esperienze di un percorso lungo trentacinque anni che è un inno alla complessità e alla ricchezza della musica popolare delle Americhe. Queste esibizioni, infatti, lo fanno sentire libero di attingere a tutto il suo enorme repertorio e alla sua storia artistica. «In pratica presento in pubblico quello che faccio quando siedo da solo nel mio studio – ha aggiunto il chitarrista – faccio rivivere una serie di pezzi che ho suonato in passato, ma anche standards e musiche popolari, il tutto intervallato a tantissima improvvisazione».