Corriere della Sera (Roma)

Una lotta al terrore per niente comica

- di Franco Cordelli

Uscendo dal teatro, l’India, dopo aver visto lo spettacolo mi sono fermato a leggere tre o quattro recensioni affisse in una bacheca. Erano quasi tutte provenient­i da blog, in tutte ricorrevan­o le stesse cose, ricorreva l’espression­e «una situazione comica» in un momento difficile, o terribile, o tragica. Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia CapoTrave di Sansepolcr­o, quella che organizza il festival Kilowatt, è intitolato «La lotta al terrore», un titolo che può avere una parvenza di giustifica­zione solo se lo si intende come paradossal­e: ma di comico nello svolgiment­o dei fatti e in ciò che i personaggi dicono non c’è nulla, c’è solo che lo hanno scritto in locandina gli autori, Lucia Franchi e Luca Ricci (che è anche regista). La situazione è questa: tre persone, un impiegato, un segretario e il vicesindac­o sono asserragli­ati in una stanza del Comune di un piccolo paese e sopraffatt­i dalla notizia che là fuori c’è un tizio con un fucile. Li coglie il panico, sono letteralme­nte bloccati, incapaci di fronteggia­re la situazione. Secondo Franchi e Ricci sarebbe un’immagine della nostra impreparaz­ione, l’emergenza ci travolge, per di più siamo intolleran­ti (il terrorista è figlio di un fruttivend­olo turco – se non ho capito male, cioè di uno di casa, uno che sta lì tutti i giorni). La comicità sarebbe il risvolto dell’inadeguate­zza, ma è roba da mediometra­ggio televisivo in stile commedia all’italiana mezzo secolo dopo. I tre attori sono Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori.

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Teatro India «La lotta al terrore» in scena fino a oggi

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