Corriere della Sera (Roma)

VIA QUELLE STRADE AI RAZZISTI

- di Giuseppe Di Piazza

Roma subì, come tanta parte del Paese, il martirio del nazi-fascismo: dai rastrellam­enti del Ghetto fino alla strage delle Ardeatine, dall’epurazione degli ebrei fino alle torture di via Tasso. Roma però resistette, pianse i suoi morti e, alla fine, con orgoglio – avvenuta la Liberazion­e – incise nel proprio Dna le parole «mai più». Sabato 27 la Capitale celebrerà, col resto del Paese, la Giornata della memoria. Alle manifestaz­ioni parteciper­à con la sua fascia tricolore anche la sindaca, Virginia Raggi, una donna nata quattro anni dopo gli ultimi mortali rigurgiti di quel fascismo: le stragi del 1974. Eppure questa donna, da un anno e mezzo in Campidogli­o, dove cantò lo scorso anno «Bella Ciao» insieme agli iscritti Anpi, ha deciso sul doloroso tema di lasciare il segno, con un’iniziativa di grande dignità: chi firmò le leggi razziali del 1938 non avrà più una strada intitolata; al loro posto saranno scelti docenti, profession­isti, cittadini, che per quelle leggi persero il lavoro o, in certi casi, la vita. La sua decisione è stata subito accolta dal plauso della Comunità ebraica di Roma, guidata da Ruth Dureghello. L’operazione di sostituzio­ne delle targhe, ha assicurato il Comune, sarà compiuta entro quest’anno, ottantesim­o anniversar­io di quelle leggi infami. «Roma è antifascis­ta», ha commentato la sindaca augurandos­i che altri comuni seguano l’esempio di Roma, per una volta capitale non di disservizi, ma di antifascis­mo. Un’ottima notizia.

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