VIA QUELLE STRADE AI RAZZISTI
Roma subì, come tanta parte del Paese, il martirio del nazi-fascismo: dai rastrellamenti del Ghetto fino alla strage delle Ardeatine, dall’epurazione degli ebrei fino alle torture di via Tasso. Roma però resistette, pianse i suoi morti e, alla fine, con orgoglio – avvenuta la Liberazione – incise nel proprio Dna le parole «mai più». Sabato 27 la Capitale celebrerà, col resto del Paese, la Giornata della memoria. Alle manifestazioni parteciperà con la sua fascia tricolore anche la sindaca, Virginia Raggi, una donna nata quattro anni dopo gli ultimi mortali rigurgiti di quel fascismo: le stragi del 1974. Eppure questa donna, da un anno e mezzo in Campidoglio, dove cantò lo scorso anno «Bella Ciao» insieme agli iscritti Anpi, ha deciso sul doloroso tema di lasciare il segno, con un’iniziativa di grande dignità: chi firmò le leggi razziali del 1938 non avrà più una strada intitolata; al loro posto saranno scelti docenti, professionisti, cittadini, che per quelle leggi persero il lavoro o, in certi casi, la vita. La sua decisione è stata subito accolta dal plauso della Comunità ebraica di Roma, guidata da Ruth Dureghello. L’operazione di sostituzione delle targhe, ha assicurato il Comune, sarà compiuta entro quest’anno, ottantesimo anniversario di quelle leggi infami. «Roma è antifascista», ha commentato la sindaca augurandosi che altri comuni seguano l’esempio di Roma, per una volta capitale non di disservizi, ma di antifascismo. Un’ottima notizia.