Piano Atac, dubbi di Ragioneria e Segretariato
Dubbi di Ragioneria e Segretariato generale sulle misure per cercare di salvare la municipalizzata
Emergono molte perplessità dai pareri di Ragioneria e Segretariato generale sul piano di concordato per il salvataggio di Atac. Gli esperti del Campidoglio esprimono dubbi sull’emissione di titoli sotto forma di compartecipazione ai proventi della società a partire dal 2022, ovvero allo scadere della proroga biennale dell’in house. Scetticismo anche sulla mancata riduzione dei costi del personale.
Non è chiaro come verrà affrontato il cambiamento senza modifiche a costi e governance Riserve Perplessità sui rimborsi posticipati di alcuni creditori
Emergono forti perplessità dai pareri di Ragioneria e Segretariato generale sul piano di concordato per il salvataggio di Atac (venerdì la consegna del plico in tribunale). Le obiezioni toccano numerose questioni, tra cui la «facoltà di emettere strumenti finanziari partecipativi a compensazione parziale dei crediti vantati dai chirografari per oltre 430 milioni». Il riferimento è a quel 39% in titoli (oltre al 61 metà in denaro e metà in obbligazioni), sotto forma di compartecipazione ai «proventi generati dalla continuità aziendale»: manovra che, annotano gli organi di verifica, scatterebbe a partire dal 2022, ovvero dopo la scadenza della proroga biennale dell’in house. Da qui le riserve, sia sotto il profilo giuridico sia della sostenibilità economica.
Sul rinnovo dell’affidamento diretto si ribadisce, inoltre, «la dubbia applicabilità» rispetto a quanto previsto dal Regolamento comunitario (si può derogare alla messa a gara del servizio solo in casi di emergenza o se il soggetto pubblico è in grado di offrire condizioni più vantaggiose). Tra i molti punti critici si evidenzia anche «la mancata riconciliazione tra Roma Capitale e Atac di diverse e rilevanti partite finanziarie». A fronte dell’impegno economico del Comune, stimato in circa un miliardo di euro, si chiede ad Atac di rinunciare alle azioni legali presenti e future. In cifre, il monito si traduce in oltre 184 milioni di euro accantonati per contenzioso al 31 dicembre 2017, ai quali se ne aggiungeranno altri 54 milioni. Lo scetticismo non risparmia «la consistenza del personale e la sua produttività» (il M5S si è impegnato a non tagliare posti di lavoro e livelli retributivi). «Non è chiaro come la società ritiene di affrontare un cambiamento strutturale — scrivono dalla Ragioneria generale — senza un cambiamento della governance e senza sostanziose azioni di razionalizzazione ed efficientamento dei costi di natura industriale». Ancora più esplicito il Segretariato, che ritiene indispensabili «ulteriori e significative riduzioni dei costi aziendali anche in materia di personale». Altro tema sensibile, la mancata valorizzazione di immobili di proprietà di Atac ai fini della vendita: una fonte di liquidità che gli analisti di Palazzo Senatorio considerano «parte consistente dell’offerta concordataria». Messe in fila, le osservazioni tratteggiano un quadro con molte opacità. Ombre che si allungano anche sulla delibera per l’approvazione del piano economicofinanziario, che sarà votata oggi in aula Giulio Cesare. Al punto che in un passaggio del provvedimento si impegna la giunta, qualora si verifichino le condizioni, «a sollecitare la società Atac ad effettuare tutte le migliorie al piano concordatario che si rendessero opportune prima dell’omologa in tribunale».
Polemiche, dopo la capigruppo di ieri, sul piano economico-finanziario secretato per motivi di «riservatezza e opportunità». Contesta la consigliera dem, Valeria Baglio: «Potremo avere accesso ai documenti solo alle 9.30 di domani (oggi, ndr) mentre si convoca il consiglio al fotofinish, dalle 19 alle 23. Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per la fretta e l’approssimazione con cui è stato portato avanti questo lavoro».