«Divine creature»: riviste, ma non corrette
Capolavori Vaticani negli scatti di Baldini
Il volto dell’Annunciata di Antonello da Messina incorniciato dal celebre mantello blu, l’Angiolino Musicante di Rosso Fiorentino con i riccioli color rame, il Cristo morto di Andrea Mantegna coperto da un lenzuolo.
Capolavori dell’arte sacra, familiari già dai banchi di scuola e poi ammirati in valanghe di repliche (dalle cartoline ai souvenir), che rivivono nel progetto fotografico di Adamo Antonacci con la sorprendente reinterpretazione delle opere realizzata insieme ai ragazzi, al contrario spesso invisibili, portatori di handicap. S’intitola Divine creature e, da oggi al 3 marzo con ingresso gratuito, approda ai Musei Vaticani (www.museivaticani.va) nell’allestimento a cura di Micol Forti. In mostra dieci scatti di Leonardo Baldini che ricreano fedelmente altrettanti quadri selezionati dal Rinascimento al Novecento, somigliando a una sorta di «falsi» d’autore capaci di raccontare una nuova storia intorno alle immagine iconografiche della vita di Gesù: dall’annunciazione alla resurrezione.
Un lavoro complesso, realizzato con Silvia Garutti, che ha coinvolto 45 disabili (seguiti dallo staff di truccatori, costumisti e scenografi della Stranemani International) in un’avventura allo stesso tempo umana e artistica. Antonacci ha scelto modelli come Tiziano, Caravaggio, Gherardo delle Notti, il Cigoli, Ciseri, Montanari, trasformando quadri come Ecce Homo, il Trasporto di Cristo al sepolcro e la Cena in Emmaus in copioni da (ri)mettere in scena e fotografare. Moltiplicando i protagonisti del gesto artistico, perché dentro ogni scatto ci sono l’opera originale coi suoi significati, la visione di Divine creature, il mestiere di chi ha lavorato ai set, lo sforzo interpretativo degli eccezionali modelli e la questione della disabilità messa a fuoco con la lente dell’arte. Ai Vaticani, infine, si realizza anche un confronto ravvicinato. «Qui – spiega il direttore Barbara Jatta - conserviamo Il bacio di Giuda di Montanari, lo abbiamo esposto: originale accanto a originale».