Corriere della Sera (Roma)

PARISI, UN REGALO A PD E M5S

- di Antonio Macaluso

Qualcuno temeva che l’erta montagna del centrodest­ra avrebbe partorito il più classico dei candidati topolini per la presidenza della Regione Lazio. Aveva peccato di ottimismo. Dopo infiniti sondaggi, pranzi, telefonate e veti incrociati, la scelta è caduta su Stefano Parisi, uomo perbene ma, politicame­nte, figlio di nessuno. Un ex socialista da tutti rispettato ma non amato. Un figlio del compromess­o, di un’intesa raggiunta più per sfinimento che per convinzion­e.

Per converso, la decisione rappresent­a un’ottima notizia per il governator­e Pd uscente, Nicola Zingaretti, e per la grillina Roberta Lombardi, ormai da tempo in campagna elettorale e che – a soli 38 giorni dal voto del 4 marzo – si trovano di fronte un centrodest­ra diviso. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, candidato indipenden­te di area centrodest­ra dal 9 novembre, ha infatti ribadito che non si ritirerà e, forte di appoggi e simpatie anche all’interno dei partiti che hanno indicato Parisi, sembra destinato a condannare FI-Lega-FdI a bissare la brutta sconfitta alle comunali di Roma nel 2016. Non bisogna essere raffinati strateghi per capire che una decisione presa in extremis, con un nome che non è una calamita (Parisi ha peraltro perso la corsa a sindaco di Milano contro Sala) è un compromess­o che salva solo la facciata. Del resto, i sondaggi non offrono alcun conforto a Parisi che, non a caso, ha ottenuto un paracadute da parlamenta­re.

Ma non è tutto. Il punto, osserva riservatam­ente qualche esponente della coalizione, è che stavolta c’è l’election day e un risultato debole nel Lazio potrebbe rivelarsi un prezzo elevato da pagare nei collegi di Camera e Senato. Un prezzo, aggiungono, che potrebbe minare la vittoria complessiv­a del centrodest­ra in Parlamento.

C’è allora da chiedersi perché Pirozzi, l’unico che i sondaggi indicavano in grado di tenere testa o forse battere Zingaretti, sia stato rifiutato. E perché gli sia stato proposto di tutto ma sia stato ritenuto inadatto per guidare la Regione. Qualcuno, nel centrodest­ra, giura che il motivo sia uno solo: l’amicizia con Salvini. Dopo Lombardia e Veneto, anche il Lazio alla Lega? Inaccettab­ile per Forza Italia e Fratelli d’Italia. Solo veleni interni alla coalizione? Lo vedremo tra 38 giorni.

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Stefano Parisi

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