Agente suicida, al funerale anche le figlie
Per i funerali dell’agente di custodia suicida si sono presentati in più di 200. La moglie con le cinque figlie, compresa la 14enne che a inizio dicembre ha denunciato le violenze in un compito in classe, i numerosi fratelli con le rispettive famiglie, i compaesani della frazione non lontana da Cassino. Il sacerdote: «Nessuno va lasciato solo, nemmeno un uomo che può aver fatto degli errori».
Per l’ultimo saluto si sono presentati in più di duecento. La moglie con le cinque figlie, compresa la ragazzina che lo ha denunciato a inizio dicembre in un compito in classe, i numerosi fratelli con le rispettive famiglie, i compaesani della frazione del centro non lontano da Cassino. E anche qualche collega della polizia penitenziaria. Fuori pattuglie dei carabinieri e dei vigili urbani. Una chiesa gremita per i funerali dell’agente di custodia suicida lunedì mattina in una cappella in cima alla rocca che domina la piana di Cassino. Qualche attimo di tensione solo quando alcuni dei parenti del 50enne si sono scagliati contro i cronisti presenti alla funzione che riprendevano il carro funebre, ai quali - «Al resto del mondo, a tutti gli altri che in questi giorni ci girano attorno» - il sacerdote ha chiesto «solo un po’ di silenzio: nessuno va lasciato solo, nemmeno un uomo che può aver fatto degli errori, perché un uomo se resta solo muore». Volti tirati ma poche lacrime per il padre orco accusato dalla procura di Cassino di ripetuti abusi sessuali sulla figlia 14enne, che li aveva raccontati in un tema (ma il gip aveva disposto accertamenti anche per una presunta violenza sulla figlia maggiore). Lui invece aveva più volte ribadito, anche al gip, di essere estraneo ai fatti che gli venivano contestati. La moglie e la figlia maggiore, ascoltate dalla polizia, non avevano riferito di precedenti molestie, delle quali invece avevano parlato con il direttore scolastico dell’istituto frequentato dalla giovane vittima. Il preside aveva convocato la mamma dopo aver letto i racconti delle presunte violenze, che - secondo la ragazzina - sarebbero state commesse in casa l’estate scorsa, quando era rimasta da sola con il padre. «Quell’uomo - ha detto ancora il sacerdote nell’omelia - è salito lassù non per segnare la fine di una storia ma per trovare un sollievo, per incontrare lo sguardo di quel grande crocefisso: credo che gli abbia parlato, non posso pensare che in un luogo come quello (la chiesa in cui è avvenuto il suicidio,
ndr) non ci sia stato un incontro e un dialogo fra due crocifissi. Signore prendilo con te: è stato solo un uomo fragile».