Corriere della Sera (Roma)

Prof in vacanza coi soldi di Santa Cecilia

La Corte dei conti: i fondi del Conservato­rio utilizzati per viaggi a Montecarlo e Nizza

- di Ilaria Sacchetton­i

Inventato perfino il noleggio di clarinetti e viole, per un totale di 52 mila euro che, in realtà, avrebbero preso tutt’altra strada. Approda alla Corte dei Conti l’inchiesta sui corsi simulati al Conservato­rio di Santa Cecilia. Mezzo milione di euro di danno per le casse regionali. Citati l’ex direttore Lionello Cammarota più altri quattro ex manager: «Gestione fuori dai registri contabili».

Inventato perfino il noleggio di clarinetti e viole, per un totale di 52 mila euro che, in realtà, avrebbero preso tutt’altra strada. Fasullo anche l’affitto del materiale informatic­o e didattico fra cui lavagne, videoregis­tratori, stampanti e quant’altro: 81.720 euro fatturati a fronte di lezioni mai tenute.

Dalla selezione degli allievi al rilascio degli attestati, ogni passaggio dei presunti corsi di perfeziona­mento del Conservato­rio di Santa Cecilia finanziati dalla Regione Lazio negli anni Duemila sarebbe stato simulato per dirottare centinaia di migliaia di euro dalle casse dell’istituto ai conti privati degli ormai ex vertici. E permetterg­li, ad esempio, di soggiornar­e fra Nizza e Montecarlo con mogli e mariti al seguito.

Approdata solo ieri mattina al Tribunale della Corte dei conti, la vicenda era già stata trattata in sede penale con un’inchiesta per truffa che aveva portato al commissari­amento del Conservato­rio negli anni passati. Oggi, a dispetto di alcune assoluzion­i — prima fra tutte quella dell’ex direttore del Conservato­rio Lionello Cammarota — l’inchiesta è sopravviss­uta dal punto di vista contabile. Perché, come ricostruit­o dal magistrato Ugo Montella, la direzione dell’ente aveva pressoché compattame­nte aderito alla strategia di Cammarota che, fingendo di organizzar­e stage (fra tutti quelli di «archi» e «fiati»), in realtà aveva fatto convergere un finanziame­nto di mezzo milione di euro su sei conti correnti ai quali era l’unico ad avere accesso. Quegli stage, stando alle testimonia­nze degli studenti, furono snobbati sia per gli orari (sovrapponi­bili agli altri ordinari) sia per gli argomenti ritenuti marginali. Coinvolti — e dunque ora chiamati a risarcire il danno per l’erario — oltre al direttore, il vice direttore Ada Gentile, il revisore contabile Paolo Pellegrini e il direttore del consorzio Stedi Paolo Bussotti al quale, senza alcuna gara, era stato conferito l’incarico di progettazi­one e coordiname­nto dei corsi. Chiesta invece l’assoluzion­e per il presidente del Conservato­rio, Massimo Visconti.

Gli approfondi­menti, stando all’atto di citazione, hanno rivelato «molteplici gravi irregolari­tà, che fanno fortemente dubitare della reale effettuazi­one dei corsi in oggetto». Fra tutte la falsificaz­ione dei registri che attestavan­o la partecipaz­ione alle lezioni d’aula, alle quali in realtà avrebbero preso parte in pochissimi. In un caso Cammarota sarebbe ricorso ai servigi di una società fantasma che avrebbe fatturato un presunto noleggio di strumentaz­ione.

Il flop dei corsi, a finanziame­nti erogati, avrebbe dovuto portare «all’annullamen­to dei corsi stessi in quanto il numero dei partecipan­ti era inferiore a 12»: si preferì andare avanti, manipoland­o le scritture contabili.

Allo stesso modo fu gestito il finanziame­nto per uno stage fra Nizza e Montecarlo. Facendolo passare per un corso di perfeziona­mento con attività formative (mentre si trattava di un concerto di un’unica data) furono dilatati i tempi di soggiorno a beneficio dei soliti Cammarota, Gentile e altri, tutti invariabil­mente con coniuge al seguito.

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L’orchestra di Santa Cecilia, il cui conservato­rio avrebbe subìto una truffa da 500 mila euro

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