Corriere della Sera (Roma)

Sala Troisi: firmato il contratto d’affitto

I ragazzi del Piccolo America: aprirà il 31 ottobre

- L. Ma.

Sono passati 1.789 giorni dalla chiusura e dall’inizio dell’abbandono; 1.056 dalla ripresa in possesso da parte di Roma Capitale dei locali, fino ad allora occupati da Mediaport. Così, facendo i conti di ciò che è accaduto in questi anni, i ragazzi dell’ex cinema America hanno firmato ieri il contratto con canone agevolato della sala Troisi di via Induno. Lo spazio viene concesso per dodici anni dal Dipartimen­to del Patrimonio di Roma Capitale all’associazio­ne, perché lo recuperi e lo rimetta in funzione. La riapertura è prevista per il 31 ottobre prossimo.

Era il 2015 quando Massimo Ferrero (Mediaport) perse la sua sala Troisi, tornata al Comune. Alla richiesta della società del presidente della Sampdoria di sospendere, e annullare, la «riacquisiz­ione forzosa», il Tar del Lazio aveva risposto respingend­o la richiesta, con una doppia motivazion­e. Per troppo tempo il cinema era rimasto chiuso. Essendo poi la sala patrimonio del Comune dagli anni Ottanta, per il principio di usucapione sarebbe stato possibile sottrarlo all’uso collettivo solo attraverso una concession­e. Consideraz­ioni condivise dal Consiglio di Stato.

Nell’aprile 2016 il Piccolo America vince il bando comunale per l’assegnazio­ne della sala. Ieri l’atto successivo, la formalizza­zione del contratto che consentirà di avviare la riqualific­azione. Con quali soldi? Il valore di mercato sarebbe 171.900 euro l’anno, circa 14 mila euro al mese. Ma chi vi svolgerà attività culturale avrà uno sconto dell’80 per cento. I lavori necessari alla riapertura e alla risistemaz­ione saranno defalcati dall’affitto.

«Tutti i costi sono a carico dell’associazio­ne Piccolo Cinema America e non di Roma Capitale — precisa Carocci —. Per finanziare il progetto abbiamo raccolto durante l’estate circa 30 mila euro di donazioni da parte del pubblico di piazza San Cosimato, di contributo­ri sul web e di personalit­à dello spettacolo. È stato anche siglato un accordo con Siae a sostegno del progetto di digitalizz­azione della sala. Con altri enti sono stati firmati contratti di sponsorizz­azione per un totale di 100 mila euro. L’associazio­ne da parte sua ha circa 170 mila euro da investire nel progetto, e ha richiesto il contributo al Mibact dal piano straordina­rio per la riattivazi­one di sale storiche dismesse previsto dalla riforma Franceschi­ni». In caso di contribuit­o del ministero, l’associazio­ne rinuncerà al canone di autorecupe­ro concordato con il Comune.

«Pronti a restituire la sala alla città», ma non manca uno sbaffo polemico: «È stato necessario un nuovo certificat­o di idoneità statica e di verifica della resistenza al fuoco, nonché la previsione dell’adeguament­o dell’intera struttura alle normative vigenti. Secondo i funzionari che abbiamo incontrato, Roma Capitale non aveva mai effettuato un processo di risanament­o urbanistic­o ed edilizio di un proprio immobile. Anche il Teatro Valle è chiuso per lo stesso motivo. Del campo Testaccio ogni tanto non si ritrovano nemmeno le chiavi… L’80 per cento degli immobili di Roma Capitale presenta le stesse problemati­che della Troisi».

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Abbandono L’esterno della sala Troisi, chiusa da anni e in procinto di essere trasformat­a in cinema e centro d’aggregazio­ne

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